“Viaggiare a piedi, soprattutto se non ci sono mezzi di comunicazione, è veramente bellissimo, perché c’è un connubio, uno sposalizio col paesaggio che non si ha certo quando si viaggia in macchina o in treno, e tanto meno in aereo. Oggi, quando si va dall’Italia al Giappone ci si mettono undici ore, ma non si vede niente.
E poi bivaccare, dormire fuori, è un contatto con la natura che approfondisce di moltissimo la percezione. Non a caso la montagna è stata il mio primo amore. Quello che è importante quando si arrampica non è tanto la conquista della vetta, è il tu per tu con la roccia, con la neve, col ghiaccio che è insostituibile: toccare, vedere, gli odori, i colori: è un’esperienza indimenticabile, è come una danza.
Da questo punto di vista sono stato fortunato: in casa mia non c’era l’abitudine di andare in montagna; è stata una scoperta fatta insieme a Bernardo che era mio compagno di scuola fin dal primo ginnasio. Per la montagna è molto importante avere un compagno, soprattutto se è uno con cui si va d’accordo, della medesima forza, della medesima età, perché da soli si procede fino a un certo punto… “Insieme e a piedi” è un bel motto. L‘ho capito andando in montagna nell’adolescenza, e questa scoperta della montagna ha segnato tutta la mia vita.”
Tratto da:
Fosco Maraini, Viaggiator curioso. Conversazione con Maria Pia Simonetti, Firenze, Passigli, 2001, pagg. 63-64.
Universo Maraini. Un arbitrario, personale zibaldone per ricordarlo.