Una lettura d’estate. Unsui nikki. 24. La colletta del riso.

“La colletta del riso”, acquerello di Satō Giei.

 

La colletta del riso

 

Ce ne sono tante, di famiglie devote che assicurano la sussistenza del monastero offrendo il loro staio di riso mensile! Abbastanza perché la colletta si prolunghi per un’intera giornata: questa è stata fissata al primo o al sesto giorno, così come al terzo o all’ottavo della decade. Munito di un blocchetto di schede, il raccoglitore passa di casa in casa e ne riparte con il sacco un po’ più pesante. Che la tempesta di neve lo colpisca o che sia azzannato alle gambe dal cane cattivo che l’ha così salutato, che importa, il giro l’attende, attraverso tutta Kyōto. Le tracolle della borsa gli tagliano la carne del collo e dovrà spingersi, se ce n’è l’occasione, verso est fino a Otsu o al lago Biwa, verso sud fino a Yodo. In quei giorni, quando il bisogno lo conduce fino a luoghi così lontani, deve intraprendere il cammino quando la notte è ancora nera come l’inchiostro.

Il monaco che poneva a Zhaozhou la domanda: “Un cane possiede veramente la natura di Buddha?” ricevette in risposta il suo famoso : “Nulla”. Capiamoci bene: questo benedetto cane è il primo quesito, il primo kōan che guida verso la vera natura di Buddha e l’ingresso nel principio della nostra propria natura! Non ha cessato dalla notte dei tempi di piantare i propri artigli fin nelle ossa dei novizi e più di un coraggioso ha sentito il sudore imperlare tutti i pori della sua pelle.

Grazie a questi doni generosi venuti da ogni dove, i monaci possono consacrarsi agli esercizi religiosi. Ogni grano di riso, ogni moneta è maneggiata con lo stesso riguardo come se queste offerte fossero il sangue e il sudore dei donatori. Questa colletta del riso, se assicura la sussistenza, lo fa nel modo più giusto: impedisce al corpo di cadere ammalato, ecco tutto. Così, è da se stesso che ognuno, cacciando gli oziosi pensieri di lusso, li sostituirà nel corso delle giornate con la riconoscenza crescente di cui il suo cuore è ricolmo”.

 

Satō Giei

(1920-1967)

 

Fonte:

Satō Giei, Journal d’un apprenti moine zen (Unsui nikki, 1966),

traduit du japonais par Roger Mennesson, Arles, Philippe Picquier, 2010, pp. 60-61.

Edizione giapponese pubblicata da The institute for Zen studies nel 1972.

❖Mia traduzione “di servizio” dall’edizione in lingua francese.

 

 

➽ Maggiori informazioni sul libro e il suo autore le trovate in questa pagina:

https://www.rossellamarangoni.it/una-lettura-per-lestate-unsui-nikki-il-diario-di-un-novizio-zen.html

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