La recitazione dei sūtra nei locali di servizio
Al termine dei riti del mattino, i monaci preposti ai servizi, separandosi dall’assemblea che hanno seguito fino a quel momento, raggiungono la cucina e davanti alla statua di Idaten recitano a loro volta il sūtra del Cuore e la preghiera per allontanare le calamità. Rivestito di un’armatura, celebre per essere capace di spostarsi da un luogo all’altro più veloce del suono, Idaten è la divinità che protegge l’insegnamento del Buddha e gli edifici situati all’interno della recinto templare. In ogni tempio, per piccolo che sia, la sua statua è venerata davanti alla cucina come divinità protettrice dei pasti e della dieta.
Terminata la recitazione dei sūtra, si beve sul posto l’infuso alla prugna. Il monaco responsabile dell’accoglienza annuncia poi il programma dei servizi del giorno e fa le sue osservazioni – ma “ramanzine” sarebbe più appropriato. Il gruppo dei monaci a cui appartiene riveste un ruolo capitale poiché assicura vari servizi: cucina, manutenzione del padiglione del Buddha, organizzazione e orari dei lavori manuali, approvvigionamento di cibo, accoglienza dei visitatori, contabilità, registrazione dei doni, servizio al maestro. Grazie a loro si preserva un’armoniosa vita di comunità. Quale che sia l’anzianità nella vita comune, le “prescrizioni riguardanti i servizi” rappresentano sempre delle regole estremamente rigide. Se si è stimolati dal detto che dice: “Il lavoro sul kōan fatto in movimento vale cento milioni di volte il lavoro fatto nella quiete”, si è messi in guardia da quest’altro: “Prenditi cura degli oggetti d’uso quotidiano come della pupilla dei tuoi occhi!” e si ritorna a questa regola: “Per progredire nella virtù, sii circospetto sin nelle azioni più insignificanti!”. Anche l’occhio inquisitore del responsabile degli ospiti è in ogni momento fisso sul comportamento degli apprendisti monaci.
Satō Giei
(1920-1967)
Fonte:
Satō Giei, Journal d’un apprenti moine zen (Unsui nikki, 1966),
traduit du japonais par Roger Mennesson, Arles, Philippe Picquier, 2010, pp. 46-47.
Edizione giapponese pubblicata da The institute for Zen studies nel 1972.
❖Mia traduzione “di servizio” dall’edizione in lingua francese.
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