Battere il moppan
A lato della porta principale del padiglione di meditazione è sospesa una tavoletta in olmo del Giappone: tre colpi, cinque colpi, sette colpi sono battuti in alcuni momenti della giornata per indicare le ore. Questa tavoletta a martello (moppan), vera e propria “campana per suonare le ore”, agisce, come altri tipi di strumenti e suoni, per misurare il tempo della vita dei monaci fra l’alzarsi e il coricarsi; sono così regolate, con la più grande esattezza, tutte le loro attività, che vadano o che vengano, che siano in piedi, seduti o sdraiati.
Il peso della quotidianità spetta ad alcuni monaci che ne assicurano il servizio. Ad esempio, c’è colui che ha in carico la direzione e il controllo di tutti nella sala di meditazione. Le attività del tempio sono affidate al monaco responsabile dell’accoglienza degli ospiti, i conti spettano al tesoriere, il cuoco si occupa del cibo, il sagrestano si occupa del servizio al padiglione del Buddha, l’assistente del maestro è al servizio di questi e il cellario infine si occupa dei rapporti con gli ospiti e di svariati servizi. Tutti questi compiti sono affidati a dei monaci esperti per sei mesi, a rotazione.
In questo ambiente liberato da ogni spreco e da ogni rumore, ognuno, senza mancare di essere intensamente concentrato sul suo kōan, cura di mostrarsi sempre di una perfetta cortesia verso gli altri, non autorizzandosi a fare osservazioni che in caso di stretta necessità o a proporsi per sostituire un confratello nel suo servizio. È così che, a poco a poco, si costruisce in ognuno la statura di un uomo davvero libero.
Satō Giei
(1920-1967)
Fonte:
Satō Giei, Journal d’un apprenti moine zen (Unsui nikki, 1966),
traduit du japonais par Roger Mennesson, Arles, Philippe Picquier, 2010, pp. 32-33.
Edizione giapponese pubblicata da The institute for Zen studies nel 1972.
❖Mia traduzione “di servizio” dall’edizione in lingua francese.
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