Un lettura d’estate. Unsui nikki. 25. La questua.

“La colletta delle offerte”, acquerello di Satō Giei.

 

La colletta delle offerte

 

Esiste un’altra pratica a cui sono dedicati i giorni 1 e 6 e 3 e 8: mendicare. “Offrire la ciotola con le due mani” si chiama generalmente takuhatsu, ma è d’uso nel monastero chiamare bunne la colletta delle offerte in strada. Dal mattino presto e fino alle 11, per gruppi di tre, i monaci camminano in ordine, allineati come un volo di oche selvatiche. L’esercizio della mendicità a partire dal Buddha storico è stato fatto oggetto di una trasmissione per linea diretta. Le persone, generalmente, accettano la povertà ma l’essenziale è di non essere mai costrette a mendicare per la strada. Questa paura vi prende sin dall’infanzia eppure è un altro sentimento, completamente opposto, che prova chi, per la prima volta, annoda al collo la bisaccia su cui è scritto, in caratteri dai colori sbiaditi, “tempio Tōfukuji”. Sotto la pioggia, sotto la neve, a piedi nudi nei sandali di paglia, si urla a gran voce “Ho! Ho!” attraverso le viuzze, allo scopo di sollecitare l’elemosina. Ma quando non si ha ancora l’età in cui l’attaccamento alle cose del mondo non conta più, la vergogna vi impedisce di avere una voce forte! Allora il capo del gruppo vi sgrida e voi vi mettere a gridare, ma il vostro urlo bizzarro è ben lontano dalla melopea ben rodata dei monaci veterani!

C’è comunque qualcosa di positivo in questa colletta: non viene fatta alcuna distinzione fra le nuove reclute e gli anziani, quando ricevono le offerte. A un certo punto, il cuore si sente fresco come l’atmosfera e, sbarazzatisi della propria codardia o dell’orgoglio di credersi un grande monaco, ci si scopre profondamente concentrati sul compito di mendicare nelle strade. Ognuno dei due – colui che dà e colui che riceve – ignora con chi ha a che fare: resterà per sempre anonimo. Resta lo scambio dei saluti a palme giunte: l’incontro non genera alcun attaccamento di sorta – solo un benessere interiore, chiaro come acqua che scorre.

 

Satō Giei

(1920-1967)

 

Fonte:

Satō Giei, Journal d’un apprenti moine zen (Unsui nikki, 1966),

traduit du japonais par Roger Mennesson, Arles, Philippe Picquier, 2010, pp. 62-63.

Edizione giapponese pubblicata da The institute for Zen studies nel 1972.

❖Mia traduzione “di servizio” dall’edizione in lingua francese.

 

 

➽ Maggiori informazioni sul libro e il suo autore le trovate in questa pagina:

https://www.rossellamarangoni.it/una-lettura-per-lestate-unsui-nikki-il-diario-di-un-novizio-zen.html

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