Un frammento, una visione di bellezza. E’ il Genji monogatari.

Frammento dal Genji monogatari emakimono conservato al Tokugawa Art Museum, Nagoya.

Nel piccolo giardino crescevano eleganti bambù cinesi e la rugiada sulle foglie dei cespugli, anche in un posto così misero, riluceva della stessa luce che aveva visto altrove. Al suo orecchio, abituato a udire a una certa distanza anche il canto dei grilli fra le pareti, il clamore degli insetti d’autunno risuonava invadente, ma pure quelle voci gli sembravano insolite e perfino piacevoli, forse perché il fascino che la donna esercitava su di lui lo portava a ignorare i dettagli più fastidiosi. Ella indossava sulla veste bianca una morbida sopravveste di un pallido color violetto e la sua figura, poco appariscente com’era, aveva una grazia e una delicatezza infinite e anche se in lei non c’era nulla di straordinario, pure la sua fragilità, la sua esile bellezza, il suo atteggiamento emanavano un incanto che lo inteneriva.

 Murasaki

 

Dal capitolo IV “Il fiore di  yūgao“,

La Storia di Genji, traduzione di Maria Teresa Orsi, Einaudi, Torino, 2012, p. 71.  

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