SPAZIO 74/b – Via Bisceglie 74/b Milano
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Lo Spazio 74/b presenta per la prima volta al pubblico milanese il lavoro di ricerca dell’Adachi Institute per preservare l’antico processo di realizzazione dell’ukiyoe, mantenendo in vita questa tecnica e preparando nuovi artisti in grado di portare avanti la tradizione, riportando a nuova vita i disegni originali dei grandi maestri.
Il potere di fascinazione che esercitano le stampe giapponesi al di fuori del Giappone non ha ancora cessato di esistere. Eppure ne è passato di tempo da quando gli artisti europei collezionavano avidamente i capolavori di quest’arte straordinaria e a volte la citavano persino nei loro dipinti. Era parte della loro vita, era un bagaglio prezioso, spunto per allargare i loro orizzonti tecnici, la loro visione del mondo.
L’arte giapponese della stampa su matrice di legno era chiamata ukiyoe o “del mondo fluttuante”, perché si era andata perfezionando nel periodo Edo (1603-1868) quando una nuova cultura mercantile edonista utilizzò il termine per definire il mondo moderno, alla moda, sensuale ma transitorio ed effimero e quindi da godere appieno momento per momento, abbandonandosi alla corrente. Era espressione di un nuovo gusto estetico ed era un’arte popolare, prediletta dai cittadini che vi volevano ritratti gli attori del momento, le bellezze dei quartieri del piacere, i campioni del sumo, i luoghi celebri delle città.
Quest’arte straordinaria era ed è opera collettiva perché alla sua realizzazione contribuiscono più personalità: l’artista che crea il soggetto, l’incisore, lo stampatore. Dal lavoro accurato di ciascuno nasce un capolavoro unico. Il processo tradizionale prevedeva che si incollasse all’incontrario su una matrice di legno di ciliegio il disegno fatto su carta dall’artista, poi l’incisore (horishi) cesellava il legno seguendo il disegno in rilievo. Lo stampatore, infine, inchiostrava il disegno servendosi di un tampone (baren) e applicava in seguito un foglio di carta che premeva più o meno fortemente secondo l’effetto che desiderava ottenere. Nel caso delle stampe a più colori, si incideva e si utilizzava una matrice per colore (anche dieci, se necessario). Occorreva allora sistemare con precisione la posizione della carta sulle matrici, cosa che veniva fatta grazie a dei segni (kentō) sul legno.
Se le stampe così ottenute sono capolavori entrati nell’immaginario comune come la quintessenza del gusto giapponese, altrettanto preziosa è questa tecnica antica di trecento anni. Verranno così presentate copie certificate dei capolavori dei più grandi artisti dell’ukiyoe eseguite a mano secondo l’antico procedimento e realizzate su carta pregiata di kōzo (gelso giapponese) per mezzo di inchiostri e colori naturali e con l’utilizzo di strumenti tradizionali. Questa mostra ci racconta come è possibile mantenere in vita una tecnica antica di stampa, anzi, come farla rinascere, giorno dopo giorno, per lasciarla in eredità alle generazioni future.
Rossella Marangoni
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