Vorrei accompagnarti sotto i festoni di Tanabata. Qualunque cosa tu possa aver immaginato, accantonala, ti prego. Non è come hai immaginato. E’ diverso. Dimentica le decorazioni sfavillanti d’argento e d’oro, appese qui e là: lo so, credi che saranno così. Ti sbagli. Sarà diverso.
Sarà la folla che riempie le passerelle sopraelevate davanti alla stazione di Sendai, che solleva lo sguardo, che fotografa. Che sorride. Sarà la folla che ti viene incontro nelle gallerie commerciali, gli occhi puntati in alto, verso questi festoni giganteschi che toccano quasi il pavimento e nei quali ti addentri, l’uno dopo l’altro, colore dopo colore, in una fantasmagoria di motivi decorativi che creano un panorama irreale, sovraccarico ma pieno di bellezza.
Ti aggirerai quasi smarrito fra i fiori sgargianti delle ragazze nei kimono alla moda, guardando giovani padri che si issano sulle spalle bimbi curiosi di toccare quei disegni lucidi, quelle carte svolazzanti, quelle maschere, e quei fiori, picachu, doraemon, gru, ed altro ancora che si agitano alla lievissima brezza di quest’umida sera d’estate.
Il tempo di svoltare l’angolo di una via poco illuminata – una sosta per gli occhi, dopo tanta luce –, di consumare in fretta un tonkatsu in un piccolo ristorante appartato e di ritornare sotto le gallerie ed ecco: i festoni vengono raccolti ordinatamente in grandi sacchi da uomini che li fanno scivolare a terra, issati su scale comparse chissà come.
I volontari sigillano i sacchi, li portano via. Fino al prossimo anno.
Ogni traccia è scomparsa. La festa è finita. Tutto ritorna alla quotidianità, alle luci di una notte d’estate a Sendai.