Una lettura d’estate. Unsui nikki. 8.L’ingresso nella sala di meditazione.

“L’ingresso nella sala di meditazione”, acquerello di Sato Giei.

Ingresso nella sala di meditazione

 

Dopo la colazione del mattino, il giovane è condotto infine alla sala di meditazione, uno spazio separato che si raggiunge costeggiando le cucine. Il pavimento è piastrellato. Dalla soglia si vede troneggiare una sorta di altare domestico in cui è esposta alla venerazione la statua del bodhisattva Manjushri, il “monaco saggio”. Per tutta la lunghezza dei due muri corre una piattaforma sopraelevata su cui poggiano delle stuoie in paglia di riso, o tatami. Vi si vedono coloro che si scambierebbero per figurine in terracotta in posizione del loto, ma no, sono degli anziani, già in posizione di meditazione.

È il preposto al servizio del “monaco saggio”, incaricato della sala di meditazione, a prescrivergli di infilare delle calzine bianche, di indossare la veste monastica e di fare l’offerta di un bastoncino d’incenso davanti al “monaco saggio”, cosa che lui fa, il corpo irrigidito dalla tensione al punto che è diventato un blocco di pietra. Dispiega il cuscino che ha utilizzato per la meditazione e, inclinando profondamente per tre volte la parte alta del corpo davanti al Buddha, mani giunte all’altezza del petto, prega per il buon andamento degli esercizi religiosi. Si dirige poi verso il cerimoniere o presidente della sala di meditazione e effettua un secondo inchino profondo dicendo: “Trasmettetemi il vostro insegnamento sulla Via”.

Lo si porta al posto a lui destinato, a giudicare dall’involto che lo attende, il suo, e si appresta a occuparlo quando si leva, imperiosa, la voce dell’accolito:

“Un nuovo per la meditazione seduta zazen!”

Colmi di riverenza, gli anziani, seduti in posizione di zazen, tesi e assenti, a questo segnale compiono insieme un  profondo inchino. Yōkan è stato introdotto nella comunità dei monaci. Nessuna parola di presentazione è detta al suo riguardo. Per essere semplice e concisa, la cerimonia non è certo meno solenne! Non c’è che da paragonarla a altri riti di ammissione: dove, dunque, in quale comunità, scuola o impresa, ci si sente così cresciuti e rafforzati?

 

Satō Giei

(1920-1967)

Fonte: 

Satō Giei, Journal d’un apprenti moine zen (Unsui nikki, 1966),

traduit du japonais par Roger Mennesson, Arles, Philippe Picquier, 2010, pp. 26-27.

Edizione giapponese pubblicata da The institute for Zen studies nel 1972.

❖Mia traduzione “di servizio” dall’edizione in lingua francese.

 

 

 

➽ Maggiori informazioni sul libro e il suo autore le trovate in questa pagina:

https://www.rossellamarangoni.it/una-lettura-per-lestate-unsui-nikki-il-diario-di-un-novizio-zen.html