Non bisogna fare assegnamento su nulla. Lo sciocco prova rancore e collera perché si è fidato ciecamente delle cose.
Anche se si ha in mano il potere, non bisogna fidarsi: i potenti sono i primi a cadere. Anche se si possiedono grandi fortune, non bisogna fidarsi: è facile che le ricchezze svaniscano in un attimo. Anche se si ha un vasto sapere, non bisogna fidarsi: lo stesso Confucio non ebbe il favore dei tempi. Anche se dotati di virtù, non bisogna fidarsi: pure Yan Hui ebbe vita sfortunata. Neppure bisogna far conto del favore del proprio signore: repentina viene comminata la condanna a morte. Anche se i servi sono fedeli, non bisogna fidarsi: scapperanno via voltandoci le spalle. Non bisogna contare sulla benevolenza di qualcuno: è inevitabile che cambi idea. E neppure sulle promesse bisogna contare: raramente c’è chi vi tiene fede.
Se quindi non facciamo assegnamento né su noi stessi né sugli altri, saremo lieti quando le cose andranno per il verso giusto ma non proveremo rancore se andranno a rovescio. Se a destra e a sinistra c’è ampiezza di spazio non saremo condizionati; se ciò che abbiamo davanti e dietro è distante non saremo vincolati. Quando lo spazio è angusto si resta stritolati e distrutti. Quando si manca di elasticità perché la nostra attenzione è concentrata solo su poche cose, si è in attrito con gli altri, ci si scontra e ne rimaniamo offesi. Quando invece si è disponibili perché l’animo è disteso non subiremo il più piccolo danno.
L’uomo è il prodigio di cielo e terra: né nel cielo né sulla terra ci sono limiti: come può essere diversa natura dell’uomo? Quando lo spirito ci si espande magnanimo senza restrizioni, gioia e collera non potranno più condizionarlo, né ci sarà più da tribolare per le cose.
Kenkō Hōshi, Ore d’ozio (Tsurezuregusa), a cura di Adriana Boscaro, Venezia, Marsilio, 2014, pp. 168-169. Traduzione di Luisa Randazzo.