Cosa resterà dell’inverno che fugge…

ge10

Che cosa resterà di questo inverno che non vorrei andasse via? La mia voglia di notte, i pomeriggi brevi, più corti di un respiro, il brivido freddo che percorre la nuca, insinuandosi sotto il cappotto, i campi gelati , immobili sotto il mio sguardo che si riflette sul finestrino del treno.

Resterà una corsa sotto la pioggia battente verso la metropolitana, la rabbia di ogni mattina che il sole di marzo non basterà a calmare, una figura amata e incurante, avvolta in una sciarpa azzurra a un passaggio a livello. I suoni di una batteria, martellanti nell’orecchio, sul metrò. Il mio desiderio di novità e di rivolta.

Poi resteranno i volti amici che sfilano nel ricordo di un sabato pomeriggio, la stretta consolatoria di un’amica in un cortile antico, l’asciugare di lacrime contro un petto, il tocco casuale di una mano, il regalo inatteso di una chiacchierata passeggiando attraverso la città, nel tramonto incombente. E le discussioni appassionate davanti alla immagine di una dama di corte del periodo Heian,  il suono del pianoforte sullo sfondo o quello dell’arpa, la domenica pomeriggio. L’abbraccio di qualche nuovo amico, le parole dette e quelle trattenute a fior di labbra. La nostalgia tenace e potente del Giappone, che sale dal calore di una tazza di misoshiru.

Resteranno i progetti e i volti di chi ascolta attentamente in un teatro, o in un museo, un incontro inaspettato, la gioia di molti attimi unici e irripetibili, ichigo ichie. I desideri frustrati, le vie di fuga impossibili, i waka di Akiko.

La voglia che tutto si ripeta. Ma più forte. Se marzo verrà. E marzo verrà. Domani.

Resteranno i miei amori, nuovi e vecchi,  i “ragazzi per sempre” che mi circondano protettivi: Orten, Takuboku, Dagerman.  Resterà il ricordo di una perdita che non provoca più dolore, la consapevolezza che sotto la crosta ghiacciata pulsa la vita, e forse brucia. “I know what I like” e la sicurezza di ciò che voglio tenacemente e ciò che non voglio altrettanto decisamente. Resteranno le nostre parole.

Resterà un sorriso.

Agli amici dell’inverno.

28 febbraio-1° marzo