Voglio ricordare Sugihara Chiune.
Lo conoscete, forse?
Durante l’estate del 1940, Sugihara Chiune, console del Giappone a Kaunas, allora capitale della Lituania occupata dai Sovietici, rilasciò visti di transito per migliaia di Ebrei che fuggivano dalla Polonia e da altri paesi dell’Europa orientale sotto l’occupazione nazista. L’unica loro speranza era di attraversare la Siberia e, via Giappone, di raggiungere un paese amico. Per rilasciare il maggior numero possibile di visti a coloro che premevano alle porte del consolato, decise di disobbedire agli ordini di Tōkyō. Al suo ritorno in Giappone, nel 1947, fu radiato dalle file del Ministero degli Affari Esteri per non aver obbedito agli ordini, costretto a vivere di un oscuro impiego di traduttore, ed è morto dimenticato da tutti, in patria, ma non da coloro che aveva sottratto alla Shoah.
La storia di questo uomo giusto fu a lungo ignorata, ma Israele non ha mai cessato di onorare la memoria di questo diplomatico giapponese per il quale qualsiasi forma di discriminazione era incomprensibile. E molte sono le onorificenze attribuitegli da stati europei, fondazioni, università.
Un anno prima della morte, nel 1985, è nominato a Gerusalemme “Giusto delle Nazioni”.
Infine, la pubblicazione del libro Rokusennin no inochi no bisa (Visti per 6000 vite) scritto dalla moglie Sugihara Yukiko e pubblicato nel 1990 ha permesso di rendere pubblico, soprattutto in patria -ma anche in tutti i paesi dove il libro è poi stato tradotto e pubblicato – l’atteggiamento coraggioso del marito che, al rientro in Giappone e dopo le forzate dimissioni dal corpo diplomatico, era stato in pratica dimenticato.
Voglio ricordare un uomo coraggioso e giusto. Qui, oggi. Anche se sono molte, nella rete, le pagine che lo ricordano, anch’io voglio dare il mio piccolo contributo a far conoscere Sugihara, il console che affermava: “ho disobbedito agli ordini, ma non al mio Dio”.
“Colui che salva una vita, salva il mondo intero.” è scritto nel Talmud.