Una lettura d’estate. Unsui nikki. 2. Piantare il proprio bastone.

“Piantare il proprio bastone”, acquarello di Satō Giei.

 

Piantare il proprio bastone di pellegrino

 

Ha trascorso la notte in un tempio di Kyoto che conosceva e che gli ha offerto ospitalità. L’ha lasciato all’alba, nella fretta di fare il suo ingresso nella cinta della casa madre. Ha urgenza di raggiungere il padiglione della meditazione in cui si pratica il dhyāna.* La tensione cresce in lui a mano a mano che avanza. Ma anche se i suoi sandali gli tolgono un po’ di sicurezza, è con passo fermo che percorre il sentiero che porta al tempio su cui non c’è la minima foglia, e ben presto si ferma davanti alla grande insegna sospesa sull’entrata.

È in un monastero conosciuto per consacrarsi esclusivamente agli esercizi di dhyāna quello in cui si appresta ad entrare. Il paese conta molte di queste case madri della scuola Rinzai e di altri templi celebri, in tutto circa una quarantina. Il responsabile del centro, “padrone di casa”, poiché trasmette la Legge, dirige un gruppo di monaci che fanno il loro addestramento sulla Via dello Zen: forse, fra di loro, ce ne sarà solo uno che raggiungerà l’obiettivo. Basti dire che quella è la “patria dello zen”. Ogni tempio è aperto a chi vuole entrare, secondo il motto: “Nessuna porta sulla grande Via dello Zen”.

Ma non basta augurarsi di entrare. Ci si assicurerà prima che colui che vuole varcare la porta ne abbia la chiave – ossia una determinazione senza cedimenti per mettersi alla ricerca della Via – e la parola d’ordine – ossia che sia animato dal “grande complesso dei dubbi”, da una “volontà irremovibile” e da una “fede incrollabile”.

Avvertito da lunga data, Yōkan non è sorpreso, ma che importa, è davanti a questa porta spalancata che scopre quanto la sua situazione abbia un valore probatorio. Sì, intende vivere al di fuori di questo mondo fluttuante secondo un metodo ben conosciuto, testato da secoli, e deve sottoporsi a questo esame. Con questa certezza, oltrepassa la soglia con tutti e due i piedi e sigilla così la sua decisione.

 

 

 

Satō Giei

(1920-1967)

 

Fonte: 

Satō Giei, Journal d’un apprenti moine zen (Unsui nikki, 1966),

traduit du japonais par Roger Mennesson, Arles, Philippe Picquier, 2010, pp. 14-15.

Edizione giapponese pubblicata da The institute for Zen studies nel 1972.

❖Mia traduzione “di servizio” dall’edizione in lingua francese.

*In sanscrito vale per  “meditazione”.

 

 

➽ Maggiori informazioni sul libro e il suo autore le trovate in questa pagina:

https://www.rossellamarangoni.it/una-lettura-per-lestate-unsui-nikki-il-diario-di-un-novizio-zen.html