Tempo fa c’era un uomo. Nel tempo in cui la capitale Nara era stata abbandonata, ma in questa nuova capitale* le abitazioni non erano ancora state portate a termine, nel quartiere occidentale della città viveva una donna. Costei eccelleva tra le donne del suo tempo, distinguendosi nell’aspetto e, ancor più, nell’indole. Non pareva fosse sola. L’uomo, che s’apprestava alle imprese d’amore con sincera devozione, si legò a lei di un nodo nuziale e, tornato a casa, – quali pensieri avranno mai affollato il suo capo? – all’inizio del terzo mese, tra una fine pioggerella, le inviò una poesia:
Oki mo sezu
ne mo sede yoru o
akashite wa
haru no mono tote
nagamekurashitsu.
La notte è finita
senza poter né vegliare
né dormire.
Il giorno trascorro con il pensiero vagante
nelle lunghe piogge di primavera.
Ariwara no Narihira
Ise monogatari, a cura di Michele Marra, Torino, Einaudi, 1985, p. 5.
* Si tratta della capitale appena costruita, Heiankyō, l’attuale Kyōto.
Capolavoro della letteratura giapponese di periodo Heian, l’Ise monogatari è un utamonogatari, ossia un testo in cui prosa e waka convivono e si intersecano armoniosamente. Il secondo dan che ho scelto qui è dedicato alle piogge di primavera e segue lo schema dei 125 dan che compongono l’opera: il testo poetico in 31 sillabe è preceduto da un breve brano in prosa (kotobagaki) che spiega le condizioni in cui il waka è stato composto o racconta un episodio della vita del protagonista che giustifica e chiarisce il componimento stesso. L’uomo di cui si parla è il poeta Ariwara no Narihira (825-880), conosciuto per il suo talento e per le sue imprese amorose. Al poeta è attribuito il testo ma restano molti dubbi sulla sua reale paternità. Resta comunque il capolavoro. Un’opera che ancor oggi ci incanta.