Nagai Kafū. Quando leggo le sue pagine, mi colpisce il grande potere di suggestione della sua scrittura che rivela, ai miei occhi, scorci di piccole strade, il rumore di zoccoli sull’acciottolato, le corolle a campana di fiori della sera che cadono a cascata davanti alle botteghe, lo sdrucciolare sulle pietre bagnate di passi davanti alle case, il profumo di erba bagnata, l’odore della pioggia.
Una visione nostalgica di un passato che forse non è mai stato, ma su cui vagheggia. Eppure il suo non è mero bozzetto. Lo fosse, sarebbe semplice, allora, smascherare il suo gioco.
No, Nagai Kafū ha ricordi di uomini e donne viventi e vibranti nelle sue pagine, di luoghi precisi, di atmosfere condivise. Di pagine antiche di scrittori cinesi o di maestri del passato. Egli ricorda. A me sembra di ricordare.
E mi sorprendo ad ascoltare la sua voce.
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Finalmente smise di piovere. Aveva sì spiovuto, ma di tutto l’anno la stagione più difficile da dimenticare fu quella dell’equinozio d’autunno. L’ultimo caldo se ne era andato del tutto e sotto il kimono d’estate si cominciava a sentire il fresco; le maniche dello haori di seta sottile indossato sopra non davano affatto fastidio. Così è questa stagione: c’è un che di patetico nel vento che batte sui sudare, il cielo è di un blu limpido che ha dell’incredibile, e pur senza essere un eremita, anch’io sono preso da un fascino senza limiti nel guardare l’ombra delle nuvole che passano. Quando poi il vento si calma e il cielo si rannuvola, i fiori nell’erba e le ali delle farfalle, per contrasto, hanno colori ancora più vivi e nell’acqua dei canali si riflettono immobili le immagini della città fortificata; l’acqua degli stagni, dei fossati e delle pozzanghere riflette le cose proprio come uno specchio.
Ieri c’era una pioggia torrenziale e avevo chiuso la mia libreria.
Ora che è tornato il sereno posso riagganciare le tendine.
I crisantemi non sono ancora sbocciati, ma i fiori della cannella sono caduti.
Gli amaranti hanno sparso nel giardino il rosso dell’autunno.
Da: Nagai Kafū (1879-1959), “Pioggia senza fine” in Al giardino delle peonie e altri racconti, Venezia, Marsilio, 1989, p.142. Traduzione di Luisa Bienati.