Da un’idea di Graziana Canova Tura.
La raccolta poetica Hyakunin isshu (Cento poesie di cento poeti) è cara al cuore dei giapponesi. Evoca la raffinata e rarefatta atmosfera di grazia ed eleganza della corte imperiale di periodo Heian ad alcuni, certo, ma a tutti ricorda un gioco di carte a cui ci si dedicava, tradizionalmente, soprattutto nei primi giorni dell’anno.
Cos’è, allora, Hyakunin isshu? Una silloge poetica che, a differenza delle celebri antologie imperiali compilate, appunto, su mandato del tenno, fu raccolta su iniziativa privata, a proprio gusto e insindacabile giudizio da Fujiwara no Teika (o Sadaie, 1162-1241) e rivista, successivamente, dal figlio Tameie. Destinati a essere calligrafati su shikishi (lunghi fogli di carta decorata) e affissi sulle pareti della residenza che Teika possedeva sul monte Ogura, furono scelti cento componimenti ognuno di un poeta diverso e furono poi sistemati in ordine cronologico, da quello dell’imperatore Tenji a quello dell’imperatore in ritiro Juntoku-in. Nel corso del XIII secolo questi waka furono poi trascritti da Renshō e iniziarono a essere diffusi sotto forma di raccolta. Conosciuta anche sotto il titolo di Ogura sansō shikishi waka (Poesie su carta decorata per la residenza del monte Ogura), l’antologia ebbe una grande fortuna e costituì fonte di ispirazione per altre raccolte, come il Buke hyakunin isshu (Cento poesie per cento guerrieri), di periodo Edo (una versione di quest’ultima raccolta, illustrata da Moronobu, risale al 1672).
Nel corso del periodo Edo la raccolta Hyakunin isshu ispirò celeberrimi artisti quali (Hiroshige, Kunisada, Kuniyoshi e altri) che ne produssero numerose serie, a volte anche di carattere parodico, alimentando e rinnovando così la fama dell’antica raccolta.
Questa raccolta rappresenta una delle opere più amate della poesia giapponese, alla base del gioco di carte utagaruta, molto in voga nel periodo Edo ma ancora praticato, nel quale ogni waka era suddiviso in due emistichi (rispettivamente di 3 versi per un totale di 17 sillabe il primo e di 2 versi per un totale di 14 sillabe il secondo), ciascuno dei quali calligrafato su una carta. Scopo del gioco era, dopo aver ascoltato la lettura della prima parte del waka, indovinare la seconda parte e rintracciarne nel mazzo la carta corrispondente per riunire il più in fretta possibile le due metà della poesia.
Hyakunin isshu è un’opera molto studiata ma l’opera di riferimento, soprattutto per l’approccio interdisciplinare, resta, almeno per me, il testo di Joshua Mostow, Pictures of the Heart. The Hyakunin Isshu in Word and Image, pubblicato dalla University of Hawai’i Press, Honolulu, nel 1996.
E’ proprio sfogliando le immagini della copia regalatami dalla cara amica Graziana Canova Tura e vedendo le sue glosse su quelle pagine, che ho pensato di presentare questi cento waka accompagnati da alcune traduzioni in lingua italiana messe a confronto. Per rileggerle insieme. Per assaporare insieme il gusto della poesia giapponese.