Per Marta
Vedendo gli uccelli acquatici, sul lago, farsi più numerosi di giorno in giorno, pensavo tra me quanto bello sarebbe se nevicasse prima del nostro ritorno alla Reggia. Il giardino sarebbe stupendo. E poi, due giorni dopo, mentre ero lontana (dalla villa) per una breve vacanza, guarda guarda, si mise a nevicare.
Me ne stavo a casa mia e, nel rimirare quella mesta scena, mi sentivo maliconica e confusa. Per anni ero esistita, di giorno in giorno, svogliatamente, prendendo nota dei fiori, degli uccelli canori, del modo in cui il cielo mutava di stagione in stagione, guardando la luna, la brina, la neve, senza mai fare quasi nient’altro che registrare il passaggio del tempo. Che mai ne sarebbe di me? Il pensiero della solitudine, del suo protrarsi, mi era insopportabile. E tuttavia v’erano allora amici disposti a parlare con me di certe bazzecole mie; e altri, di animo fraterno, cui potevo confidare i miei pensieri più riposti. Ero anche riuscita a entrare in rapporto con persone assai difficili ad avvicinarsi. Trattavo, con ciascuno di essi, alle sue condizioni; e trovavo sollievo in sì piccole cose.
Murasaki Shikibu, Diario e memorie poetiche, trad. dall’inglese di Pier Francesco Paolini, Milano, Feltrinelli, 1984, p. 83.
Immagine tratta dal catalogo Genji Monogatari Emaki, Nagoya, Tokugawa Bijutsukan, 1995.