Scenetta nella buvette al piano superiore di Maruzen
Colorata quasi nello stile dell’Harunobu dei primi tempi,
con tende color verde celadon volutamente invecchiato;
in questa stanza ornata da un’ombra profondamente tranquilla
un dubbio mi coglie.
Seguendo le pareti divani e sedie sono posti in circolo,
tutti dello stesso colore
e assai raffinati, eppure,
chissà perché, le pareti
proprio sopra quelle sedie e quei divani,
una per la sedia e quattro per i divani,
si stingono come polpette.
… con l’alta sedia in alto
con il basso divano in basso
le pareti stranamente si stingono …
nel cielo vagano le nuvole maccarello
brillano picchi di nuvole su Tsukiji …
In un istante un uomo
con gli occhi pallidi e con guance incavate
come un miracolo si adagia su un divano.
Poi la testa meccanicamente
poggia al muro retrostante.
È così, è così. Adesso ho capito.
Nel Giappone del ventesimo secolo
esistono a bizzeffe istituzioni particolari dette scuole.
I giovani che appartengono a quel genere d’alto livello,
a causa dei loro studi
che richiedono troppo tempo,
probabilmente stanno per perdere la giovinezza.
Siccome non riescono assolutamente a tollerarlo,
solitamente si mettono sui capelli olio di camelia o di sardina.
Poi, dopo aver pensato abbastanza alle donne, al bere, e all’alpinismo,
devono anche leggere libri in tedesco oppure in inglese.
Quello domani rimarrà su queste pareti per essere inviato al secolo venturo.
Di là è in costruzione.
Fuh, soffia il martello a vapore.
Le casse che salgono in alto e versano il conglomerato di cemento.
Così in un angolo, provenienti da qualche palude
oppure da un malinconico giardiniere di città,
stormono anche le canne di gusto orientale.
Soffia il vento.
Stride il treno.
Turbina la punta della ciminiera.
Entra un altro
giovin signore
con un modello d’abito da confezionare.
Adesso prende una sigaretta con molta modestia
Stride il treno.
Suona la macchina.
Suona la macchina.
e molto modestamente strofina un fiammifero.
La cassa di cemento sale in alto.
Cielo azzurro, cielo azzurro! Brillante cirrocumulo.
Oh, quale meraviglia!
Scoppiano tutti i fiammiferi.
Persa la calma, mettendosi un anello di platino si frega le mani,
… Sai, quel platino
è stato la causa dell’esplosione …
I gialli mattoni del palazzo
scintillano come onde del mare.
Le noci di ginkgo del meriggio dondolano
quanto i fili elettrici sbrindellati.
Sulla volta color yucca
splende penetrante anche la punta del parafulmine.
18 giugno 1928
Miyazawa Kenji (1896-1933)
Traduzione di Fuchino Tomohiro.
Fonte: A Oriente! Rivista italiana di lingue e culture orientali, Anno III, n°8 (2002), pp. 18-20.
* Maruzen Co. Ltd. era stata, partire dal 1869, la prima società per azioni del Giappone. La sede centrale a Nihonbashi, a Tōkyō, che vendeva libri, cancelleria e abbigliamento, si trovava, cinque anni dopo il grande terremoto del Kantō del 1923, al centro di una zona interessata da una fervente attività di ricostruzione edilizia.
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Una poesia che pare un’istantanea, questa di Miyazawa, che ci racconta un frammento della vita a Tōkyō negli anni Venti. Ma quest’ambientazione urbana non tragga in inganno: Miyazawa fu poeta e scrittore profondamente legato alla propria terra, quel “paese delle nevi” di cui narrò le leggende e le storie di animali e di sogni.