Melanzane al sugo di carne
Nasu no soboro
Preparazione: 15 min.
Cottura: 15 min.
Per 4 persone:
2 melanzane di forma allungata . 50 g. di carne di manzo tritata . 1 cucchiaio di miso . 1 cucchiaino di zucchero . olio
Lavare le melanzane, tagliarle a fette spesse 2-3 cm e disporle sul tagliere in modo che perdano un po’ d’acqua e non anneriscano, poi asciugarle. Far scaldare in padella 1 cucchiaio di olio e cuocervi le fette di melanzana, voltandole, finché sono colorite e cotte al dente.
Nel frattempo far sciogliere in una piccola casseruola il miso con 1 cucchiaio di acqua, lo zucchero e 1 cucchiaio di olio e portare a leggero bollore; dopo un paio di minuti, unire la carne trita e lasciar cuocere per altri 10 minuti. Disporre le fette di melanzana in piatti bassi e chiari (3 fette per persona), tagliarle in 4 pezzi, ricomporle e versarvi sopra il sugo di carne.
Melanzane con salsa dengaku
Nasu no dengaku
Preparazione: 15 min.
Cottura: 10 min.
1 melanzana grossa (oppure 2 melanzane medie) . semi di sesamo tostati . zenzero sott’aceto (facoltativo)
Per la salsa dengaku:
2 cucchiai di miso scuro . 1 cucchiaio di mirin . 1 cucchiaio di zucchero . 1 cucchiaio di brodo dashi
Lavare la melanzana, tagliarle in 4 fette spesse 2 cm e pungerne la buccia con uno stuzzicadenti. Fare 4 tagli poco profondi sulla buccia di ogni fetta ai 4 “punti cardinali” così da rendere più facile il momento in cui si dovrà romperla con i bastoncini per mangiarla.
Far colorire le 4 fette di melanzana in un tegame antiaderente. Coprire e lasciar cuocere finché sono tenere ma ancora compatte. Intanto mescolare in un pentolino gli ingredienti della salsa dengaku e far cuocere per 1 minuto finché la salsa è lucida e ben amalgamata.
Disporre ogni fetta di melanzana su una foglia, in un piattino quadrato o di forma comunque non rotonda, spalmarvi sopra la salsa e cospargere di semi di sesamo. Se lo si desidera si può decorare con un pizzico di zenzero sott’aceto.
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Curiosità. Si dice che il vocabolo dengaku (“musica dei campi”) abbia avuto origine circa seicento anni fa. Si riferisce al nome di un monaco buddhista che, appollaiato su un unico alto trampolo, danzava per rallegrare i contadini al lavoro nelle risaie. I pezzetti di verdura o di tōfu infilzati sugli spiedini ricordavano, pare, la forma dell’uomo aggrappato al lungo palo.
Anche queste golose ricette
sono tratte dal libro dell’amica Graziana Canova Tura:
Il Giappone in cucina
Nuova edizione riveduta e corretta,
Milano, Ponte alle Grazie, 2006