Il giorno successivo a una bufera di vento che “divide i campi”, si può contemplare uno spettacolo pittoresco e commuovente. Nei punti dove i recinti di assi e i cancelletti a grata hanno ceduto, il giardino appare sofferente per la devastazione. Grandi alberi sono stati abbattuti e i loro rami, travolti dal vento, giacciono tra i fiori di hagi e di ominaeshi. Negli interstizi delle grate delle persiane si sono infilate numerose foglie, come se qualcuno le avesse graziosamente disposte, e si stenta a credere che l’autore di tutto questo sia stato un vento violentissimo. Una dama dall’aspetto raffinato, che indossa sottovesti viola scuro all’interno ma prive di lucentezza e ormai sbiadite all’esterno, una veste di tessuto color foglia secca e un’altra aperta più chiara, dopo aver trascorso una notte insonne per il violento turbinio della bufera, si sporge appena dal limitare dell’alcova, con i capelli scompigliati dal vento e fluenti sulle spalle, un po’ rigonfi, bellissimi. Ella osserva l’aspetto desolato del giardino con un’espressione mesta e accorata, e intona sottovoce la poesia: “Il vento del monte Mube”, rivelando così una certa innata squisitezza. All’improvviso si avvicina una giovane di diciassette o diciotto anni, non piccola ma dall’aspetto ancora infantile, che indossa una veste di seta grezza alquanto scucita e un’umida veste da camera rosso chiaro, il cui primitivo indaco si è ormai del tutto scolorito; i capelli invece sono belli e luminosi, minuziosamente acconciati, con le punte morbide e abbondanti come fiori che le giungono fino ai piedi, celandosi nei lembi della sua veste. Si accosta alla cortina di bambù, e osserva estatica, con ammirata invidia, le fanciulle e le giovani che rapide radunano gli alberi con le radici estirpate e li ripiantano nel punto in cui erano prima; ma anch’ella, vista di spalle, è invero bellissima.
Sei Shōnagon
Traduzione di Lydia Origlia.
* Note del guanciale (Makura no sōshi), Milano, SE, 1988, p. 200-201.