Possono capitare incontri intriganti la sera, alla fermata del bus 68, davanti al Louvre.
Forse di promenades japonaises non si può questa volta parlare – anche se la cena era stata all’affollatissimo Aki di rue Sainte-Anne, certo uno dei più frequentati ristoranti della via più nipponica di Parigi (specializzato com’è in soba e okonomiyaki, ben diverso dai “soliti” sushi e spiedini di pollo, yakitori – qui brochettes– propinati da una miriade di locali di cucina giapponese aperti da cinesi anche qui). Ma di incontro giapponese sì, si può parlare.
Alla fermata del bus una coppia giapponese scruta la palette degli orari gettando un’occhiata ogni tanto all’Arc du Carrousel che sta alle nostre spalle, all’inizio delle Tuileries: lui in bermuda, lei in un elegante e fresco kimono estivo dai toni rosati. Deliziosa.
Saliamo sullo stesso bus, direzione Champs-de-Mars. Lei si siede davanti a me con la grazia che solo il kimono concede, ma unicamente a chi lo sa portare. Fra le mani una borsetta in seta, discreta ed elegante, e una cartina. C’è modo e modo di essere turisti.
Dopo uno scambio di battute sussurrato (una proposta di lui, forse, e una serie di cenni di assenso del capo da parte di lei), scendono all’improvviso in rue du Bac, come colti da una curiosità repentina. E li lasciamo lì, nella tranquillità del dopocena, mentre il bus semivuoto prosegue verso il nostro quartiere incassato fra la Senna, i binari sopraelevati del metrò che conduce all’Etoile e il Champs-de-Mars con la rassicurante presenza della torre.