Sguardi, visioni. Letture d’estate. Sensualità delle nebbie.

Ricordate cosa avevo scritto l’8 marzo?

In giorni come questi, in cui molti sono chiusi in casa, lavorando, i più fortunati, o cercando di trascorrere al meglio le ore di ozio forzato, la lettura può davvero aiutare: a incontrare culture, a viaggiare con la fantasia, a sentirci più vicini, a stare meglio, insomma.

Pensando ad amiche e amici cari che sono lontani e non posso incontrare, scelgo qualche pagina, qualche storia, qualche frammento, come tanti piccoli inviti alla lettura. Come un pensiero d’affetto. 

Da allora ogni giorno ho proposto “letture per farci compagnia”. Per farci stare bene, per risollevarci lo spirito, per darci forza.

Non smetterò ora, ma se è tempo di vacanza, di incontri, di leggerezza,

allora sarà tempo di  “letture d’estate”.

Da cuore a cuore.

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Attribuito a Shūbun (1414-1463), Paesaggio delle quattro stagioni, XV sec., part.

 

La pioggia ha ripreso a cadere. Dietro la cortina bluastra del crepuscolo, si distingue appena la linea della riva, il festone delle cime. Il pensiero si fa vago, come alle soglie del sonno. Il tempo umido e vaporoso di quest’isola* precipita il visitatore in uno stato di intorpidimento prossimo a quello prodotto da un bagno nelle fonti calde in mezzo alla natura. Un momento di languore in cui tutto si confonde: la coscienza, i vapori che salgono dal bacino, le falde della bruma che si stendono sulle colline.

Nell’acqua al tempo stesso ardente e dolce dell’onsen, il bagno termale giapponese, il corpo e lo spirito si annebbiano come l’atmosfera. Noi che siamo allo stesso modo per larga parte composti d’acqua, come non potremmo dissolverci nei vapori che ci circondano? Abbandonarsi totalmente alla bruma, identificarsi con essa – in una foresta profonda, nei vapori del bagno, o nelle braccia dell’amato/amata – è forse la condizione prima che porta verso la dissoluzione del sé, lo stato originario della coscienza, una coscienza allargata ben al di là del pensiero discorsivo dualista.

Come negare che siamo profondamente collegati a tutte le forme nebulose? È senza dubbio nello stato ovattato in cui ci precipita il desiderio – quella nebbia bianca che macera le nostre vene, vela i nostri occhi, confonde il nostro spirito e fa sorgere dai nostri corpi delle sostanze umide e lattiginose – che “si liquefano”, il più letteralmente possibile, le barriere che ci separano dal mondo.

È per questa ragione e non altra che le scuole buddhiste dette “tantriche” che si svilupparono dal nord dell’India al Tibet (in Giappone furono globalmente considerate come eretiche) fecero del desiderio e dell’unione carnale la metafora stessa della via verso il Risveglio.

Il desiderio – all’origine della via – è ovunque. È una vasta nube che scorre verso la terra, l’allaccia, ne abbraccia tutte le forme: l’insieme dei fenomeni si mescola e si trasforma in questo grande annebbiamento che rende sfuocata la dualità della visione ordinaria. 

La pittura a inchiostro rende in modo ammirevole questo aspetto del reale.

«Ai miei occhi – scrive Maurice Coyaud – niente caratterizza meglio l’arte pittorica giapponese del gusto della metamorfosi. Onde mutate in rocce, colline gocciolanti che Sōami** confonde con cascate. Desiderio appassionato [. . .] di riconciliare i contrari. Sguardo catturato dall’ambivalenza delle forme. I Cinesi, in questo campo, sono infinitamente più timidi. I Giapponesi confessano senza vergogna la loro nostalgia di un mondo in cui si potrebbe conoscere (biblicamente) la realtà delle cose pretese morte: vallate teneramente rannicchiate, montagne dalle rotondità avvenenti, calette ombrose, trasformate come da un tocco di bacchetta magica in altrettanti esseri desiderabili. Gyokudō*** lo dice bene tra le linee dei suoi titoli che comportano sovente il carattere yu (yoku in sino-giapponese), ossia “desiderio”, “sul punto di”: Torrente di montagna sul punto di diventare nube; nube sul punto di diventare pioggia…»

 

Corinne Atlan

 

Da:  Petit éloge des brumes (Piccolo elogio delle nebbie), Paris, Gallimard,  2019, pp. 69-71.

La traduzione è mia.

 

*La scrittrice si trova a Yakushima.

**Sōami (1472-1525), pittore giapponese.

***Gyokudō Uragami (1745-1820), pittore giapponese.

 

⛰🏔⛰

Un piccolo, delizioso libretto regalatomi da una cara amica: questo elogio delle brume è davvero un gioiello. Una piccola pietra preziosa da tenere sul comodino e di cui gustare le suggestioni, i riferimenti letterari, le osservazioni brillanti. La sua autrice, Corinne Atlan, è traduttrice di più di sessanta opere della letteratura giapponese, scrittrice, saggista e profonda conoscitrice del Giappone.