C’era un lago, a Hokkaidō. Le acque erano di un blu intenso e le nuvole si rincorrevano sopra quell’acqua in un cielo altrettanto blu. Nel mezzo, fluttuanti sulla superficie increspata da un piacevolissimo venticello, le isole coniche – antichi vulcani ricoperti di vegetazione – verdi piramidi, come seni giganti di una terra speciale, per me ancora misteriosa, ancora tutta da decodificare. Un Giappone di cieli e di boschi, come altrove, ma diverso. C’era il lago Tōya e intorno il parco nazionale Shikotsu-Tōya, c’erano vulcani e acque sulfuree e ribollenti in una valle spettrale – bagni caldi alle onsen – rari gruppi di turisti e un’atmosfera del tutto rilassata. C’erano paesaggi sconfinati e montagne antiche e il piacere di passeggiare per il puro gusto di passeggiare. Senza meta.