Nihon no natsu, l’estate in Giappone: 4. Yukata.

    Ritornata l’estate, riprendo a descrivere tutto ciò che fa estate in Giappone.

Natsu, è la stagione dai colori più intensi e brillanti, la stagione di Obon, dei matsuri che si susseguono per le strade nelle serate di quel caldo umido – mushiatsui – soffocante che solo la forza di volontà riesce a trovare più fresche, serate in cui basta un alito di vento raccolto su un ponte, fra le luci del traffico lontano, in cui basta uno scroscio di pioggia improvviso sulla pelle a illuderci di poter respirare meglio, in cui basta il brivido di una storia di fantasmi raccontata a mezza voce da qualcuno seduto su un engawa aggettante su un giardino a farci credere che sia fresco.

 

È il kimono leggero l’indumento tornato di gran moda fra le ragazze, meglio, è lo yukata, un tipo di kimono informale di cotone, il vero e proprio indumento tradizionale per l’estate. Trattenuto da un obi poco impegnativo, spesso stretto da un nodo altrettanto informale, lo yukata(浴衣 letteralmente “indumento per il bagno”) è indossato in estate a fine giornata per sentirsi a proprio agio in casa e, nelle versioni più curate, per uscire la sera con gli amici e durante le feste, da ragazze e da donne adulte, ma anche da uomini, in una situazione di massimo relax e di informalità.

Estate a Kurashiki. Agosto 2007.

Confezionato in cotone leggerissimo, o in seta tipo tsumugi, questo costume deriva dall’indumento che veniva indossato nel  XVII secolo dopo il bagno – ofuro – e diventò ben presto abituale indossarlo anche per le strade delle città. La sua traspirabilità, infatti, lo rendeva il capo ideale per affrontare il caldo umido caratteristico dell’estate giapponese.  

 

Nella versione più semplice lo yukata è tenuto chiuso da una cintura stretta annodata sulla schiena o sul fianco (per gli uomini). È caratterizzato spesso da disegni di colore blu su fondo bianco i cui motivi variano per donne e uomini. Gli yukata maschili sono contraddistinti da motivi decorativi geometrici o da linee, mentre per quelli femminili spesso si ricorre a motivi floreali, a onde, a disegni benaugurali. Quelli forniti da hotel e ryōkan recano il più delle volte il logo dell’albergo, sono in genere a sfondo bianco e vengono indossati anche come abbigliamento per la notte. 

Facendo shopping a Kobe. Il piede di Yasuko. Agosto 2009.

Per evitare un effetto di informalità le ragazze più cool scelgono uno yukata a motivi decorativi colorati, in lino o in cotone, e lo accompagnano con accessori curati (ad esempio zōri, cioè sandali formali a suola compensata, al posto dei geta in legno che costituiscono la calzatura tradizionale per lo yukata), chiudendolo con uno obi in lino, magari di tipo han-haba, più stretto di quelli utilizzati generalmente nelle altre stagioni dell’anno, e utilizzano accessori come obidome (fermagli) dalle forme evocatrici dell’estate come la rana o il pesce rosso, o in un materiale come il vetro che è considerato “rinfrescante”.

Per rendere più elegante uno yukata e per poterlo indossare anche in occasioni più formali, come al ristorante o a teatro, oltre a scegliere accuratamente i motivi decorativi e i colori, si può fermare lo yukata con uno obi di tipo Nagoya e inserire nello scollo un colletto decorativo in lino, chiamato han-eri.

A Kyōto, agosto 2009.

Comunque lo si scelga e ovunque lo si indossi, lo yukata è uno dei più affascinanti simboli dell’estate giapponese, “cool” in ogni senso, perché sempre di moda e per la sua rinfrescante leggerezza sulla pelle. Come scriveva negli anni Cinquanta Chiyo Uno, autrice di Kimono biyori (Un giorno perfetto per il kimono):

Per i tessuti estivi, non c’è niente di più chic e sofisticato del cotone (…). Uno yukata è la stessa essenza del kimono d’estate, che sembra ormai essere stato ampiamente e apertamente accolto, ed è visto sempre più come un comodo indumento che può essere indossato per tutto il giorno, ad ogni ora e in ogni occasione.”