Mentre fuori nevica.

Un biglietto di auguri inviato da un'amica giapponese.

Yuki nagara

yamamoto kasumu

yube kana

Ancora delle neve ai piedi del monte brumoso della sera.

Sōgi

 

Yuki nagara

yamamoto kasumu

yube kana

yuku mizu toku

ume niou sato

(Ancora delle neve ai piedi del monte brumoso della sera) presso l’acqua che scorre laggiù c’è un villaggio tra i susini in fiore.

Shōhaku

 

Yuku mizu toku

ume niou sato

kawakaze ni

hitomura yanagi

haru miete.

(Presso l’acqua che scorre laggiù c’è un villaggio tra i susini in fiore) alla brezza del fiume un filare di salici mostra i colori della primavera.

Sōchō

 

Traduzione di Adriana Boscaro.

 

Si tratta dei primi 3 emistichi (ku) di un renga (poesia a catena) composto da Sōgi (1421-1502) e dai suoi discepoli Shōtaku (1443-1527) e Sōchō (1448-1532)  nel 1488:  Minase sangin nanihito hyakuin (Cento stanze di tre poeti a Minase).

Nel tardo periodo Heian (XII sec.), presso la corte imperiale, si diede vita alla prassi di raduni poetici che consistevano nella composizione di waka a catena, gli uni di seguito agli altri. Due o più poeti componevano alternativamente un emistichio di 3 versi (di 5, 7, 5 sillabe rispettivamente) e un emistichio di 2 versi (di 7 sillabe ciascuno) fino a costituire delle serie lunghe fino a 100 ku chiamate haikai no renga (o poesie a catena).

Questo genere nel successivo periodo Muromachi soppiantò il waka tradizionale in 31 sillabe e trovò appassionati cultori anche fra i contadini, soprattutto per merito di Iio Sōgi, considerato il massimo maestro nel genere della poesia a catena, genere che, nelle sue peregrinazioni,  fece conoscere nelle varie province del Giappone.

I primi 3 versi del renga, ossia il primo emistichio, è detto hokku (strofa iniziale) e dopo Bashō verrà chiamato haikai prima e poi, a partire dal XIX secolo, haiku