Tempo di vacanza per molti. Forse non per tutti. Ma il caldo invita (obbliga?) a rallentare i ritmi, a risparmiare le forze.
Mi lascio andare a ricordi di vacanze estive, di viaggi in Giappone, di canti di cicale, di sventolii di ventagli, di asciugami gelati premuti sulla fronte, di lattine di tè verde. Buono, freddo.
Ricordi di kakigōri coloratissimi, montagne di ghiaccio grattugiato al tè verde che sul tavolo, davanti a te, ti sembravano impossibili da scalare ma che, fra una chiacchiera e l’altra, nell’aria fresca della caffetteria, guardando fuori il mondo infuocato, scomparivano a poco a poco, riportando il tuo corpo a una temperatura accettabile. Almeno per un poco.
E riconciliandoti con il mondo.
Allora, forse, potevi tornare a illuderti che il dondolio delle foglie, là fuori, nel baluginio della luce, volesse dire brezza, volesse dire vento.
Volesse dire fresco.