È detto: “il saggio è libero da sogni”
ma per gli uomini la vita è illusione.
“Piccolo appare, agli occhi
Che la passione offusca,
tutto il triplice mondo;
ma a chi ha la mente libera da pene
anche un modesto letto
apparirà più grande
dell’universo mondo”.
I dolori passati non sono che illusioni,
la tristezza presente è un breve sogno
che passerà senza lasciare traccia
come l’acqua che scorre, come nuvole
che il vento porta via.
Il mio cuore mi spinge a ritornare
brevemente nel mondo dei viventi.
“Da quando ho visto in sogno
apparire il mio amato amo sognare…”.
O tu che un tempo amai! Kiyotsune è qui.
(…)
Ascolta. Voglio raccontarti quello che
mi è accaduto nei giorni che appartengono
al passato. Ascoltando, dimentica
Ogni motivo di risentimento.
Ci occorse la ventura di sapere
che il nemico marciava contro il nostro
fortilizio di Yamaga, attraversando
rapidamente l’isola di Kyūshū:
senza perdere un attimo, di notte,
ci imbarcammo. Volavano le barche
spinte dai remi, e fummo
nella provincia di Bizen, a Yanagi.
(Coro) Luogo che tiene fede al suo bel nome,
poiché i salici bordano le rive
dove in rude palazzo brevemente
trovò dimora la Maestà Imperiale.
Là ci fu detto che l’Imperatore
voleva propiziarsi il dio Hachiman
visitando il suo grande tempio di Usa.
(Coro) Sette cavalli sacri e innumerevoli
doni d’argento e d’oro conduceva
in offerta al Signore della Guerra.
(Moglie) Parlando come sto per fare, avrò
Di nuovo il torto di rimproverarti,
ma non comprendo: che follia fu ucciderti,
quando ancora viveva il nostro Imperatore,
quando ancora nessuno prevedeva
della nostra casta la rovina.
In verità, in verità, sarebbero
giuste le tue parole.
Ma voglio raccontarti
Come il divino oracolo
dichiarò vane tutte le illusioni
di questo nostro mondo. Ascolta dunque.
(Coro) Mentre l’Imperatore con la Corte
vegliavano nel tempio alzando voti,
dalla sacra cortina di broccato
che cinge il santuario uscì una voce
prodigiosa, tonante, e proclamò:
“Il dio di Usa non ha alcun potere
sopra il vostro destino. Non ci sono
più dèi nel cielo ad ascoltarvi, e dunque
domandare a che serve?”
(Coro) “E l’ultima speranza ecco si spegne
come il flebile strido di un insetto:
si avvicina la fine dell’autunno”.
Ahimé, tutti gli Dèi, i Buddha, i Tre Gioielli
(Coro) ci abbandonano: ciò pensai col cuore
stretto d’angoscia. Senza più vigore,
disanimati, oppressi e scoraggiati
accompagnammo Sua Maestà al ritorno.
Spettacolo pietoso!
Fu in tale momento che mi venne notizia
di un movimento di truppe nemiche:
marciavano portandosi
sulla provincia di Nagato, e noi
ci imbarcammo, ma in quale disperata
situazione? La vita è cambiamento
E tutto in questo mondo è come un sogno
dentro un sogno. Coloro che fiorirono
nella splendida primavera Hōgen,
adesso in questo autunno Juei sono dispersi
come foglie ingiallite sulle onde,
ogni barca una foglia solitaria.
Soffia il vento d’autunno da Yanagi,
mi spinge al largo, le onde
crestate si accavallano, mi inseguono
come orde di nemici.
Quel guizzare di aironi in mezzo ai pini…
Saranno gli stendardi bianchi dei Minamoto?
Ogni valore cade dal mio cuore.
In quel momento le parole dette
dall’oracolo di Hachiman fatali
mi schiacciarono l’anima, perché
un Dio non mente mai.
Posseduto da quella verità…
Sentì l’inanità di questo corpo
come rugiada effimero,
(Coro) fragile come barca trascinata dall’onda,
alla deriva come alga fluttuante.
Per non essere preda di un destino
Ignoto, mi risolsi
a gettarmi tra i flutti
e a dare fine così alla mia vita.
Salii sulla murata ed indugiai –
“Ci sono pini a Iwashiro…” –
Contemplando la luna impallidire
già nel cielo dell’alba. Trassi il mio
flauto dalla cintura, suonai un’aria
limpida, versi antichi cantai, poi
composi una poesia. Cose trascorse
mi comparvero, e cose da venire.
Presto o tardi le glorie del passato,
i dolori dell’oggi, sono dimenticati:
tutto perisce, sulla spiaggia muore
anche l’onda del mare.
La nostra vita è un viaggio periglioso
e abbandonarla non costa rimpianti.
Altri potranno giudicarmi folle,
altri ancora saranno indifferenti.
La luna discendeva ad Occidente:
Andiamo! – dissi – Ti accompagnerò!
“Sia lode al Buddha Amida! O Tathagata
Amida accoglimi!” pregai. Così
mi tuffai dalla barca tra le onde
e il mio corpo discese fino al fondo
tra la melma del mare. Miserabile
termine di una vita travagliata!
(…)
È vero il detto: “Nessun cambiamento
al di là della fossa. Un doloroso
destino attende tutti.”
Nel mondo degli Ashura ero caduto.
(…)
Ma il tormento è cessato. Sulla barca
della Legge Infallibile raccolto,
il morente Kiyotsune ha pronunciato
la preghiera salvifica. Kiyotsune,
puro di cuore, è entrato finalmente
nel Paradiso della Terra Pura.
Sia lode al Buddha Amida!
Ad Amida sia lode.
Zeami Motokiyo (1363-1443),
dal dramma Kiyotsune
Traduzione di Yasunori Gunji e Carmen Covito.
Fonte: Compagnia Zeami-za della famiglia Kanze, Il nō dei fuochi. Takigi-nō, quaderno a cura di Carmen Covito, CRT-Artificio, Milano, 1989.
Il dramma Kiyotsune, attribuito a Zeami, fa parte del genere degli Shuramono o “drammi di guerriero”: mettono in scena personaggi di guerrieri morti nel pieno dell’azione, carichi di rancore e dolore e rimpianto. Anime in pena in cerca di pacificazione. E il rito del teatro che si compie quelle anime placa.
L’occasione di questi giorni in cui molti sono chiusi in casa è l’occasione per me di riprodurre qui questi versi di Zeami. Per il piacere della lettura di chi passa da queste pagine.