Momijigari. Alla ricerca degli aceri.

Suzuki Kiitsu (attivo fra il 1796 e il 1858), Acero. Inchiostro e colori su seta.

 

Camminando in campagna o nelle vie di una piccola città, scruto fra gli alberi alla ricerca del richiamo rosso degli aceri, getto sguardi incuriositi fra le cancellate di giardini privati, appoggio un occhio nelle crepe dei muri di cinta di parchi antichi e sottratti alla curiosità e all’ammirazione, percorro viali come un segugio affamato, abbasso lo sguardo nelle pozzanghere per scorgere il profilo di foglie dalla forma inconfondibile: è la mia personale ricerca degli aceri, una inconsapevole forma mimetica di momijigari che mi prende nello splendore dell’autunno.

Eppure in Giappone è storia antica.

Momijigari, “la caccia agli aceri ” è una festa tradizionale dell’autunno, un modo di vivere la natura nella sfolgorante bellezza di questa stagione, così amata in Giappone. Si celebra facendo escursioni in luoghi famosi per lo splendore delle chiome rosse degli aceri (momiji) e cantati dai grandi poeti del passato, come Arashiyama, presso Kyōto. 

Nel periodo Heian (794-1185) erano i membri dell’aristocrazia di corte a dedicarsi all’ammirazione delle foglie degli aceri, ma a partire dal periodo Edo (1603-1868) questo gusto per la ricerca della bellezza degli alberi si diffuse fra la popolazione comune, parallelamente alla passione per l’ammirazione dei ciliegi in fiori (hanami). 

 

Eda moroshi

hidōshi yaburu

aki no kaze.

Le foglie rosse 

sotto il vento d’autunno.

Fini fogli di carta cinese scarlatti.

 

Bashō

(1644-1694)