Omochi fritto
Agemochi
Preparazione: 30 min.
Cottura: 20 min.
* Per i termini in corsivo si veda il glossario a fine ricetta.
Ingredienti
4 quadretti di mochi secco · 4,5 Tz di brodo dashi · 2 cucchiai di mirin · 4 cucchiai di salsa di soia · 2 tazze di daikon grattuggiato · 4 cucchiai di funghetti nameko in scatola (facoltativo) · 8 cucchiai di sarashi negi · olio per frittura
Le dosi sono per 4 persone.
Mettere il daikon in un colino. Mescolare in una casseruola il brodo dashi, il mirin e la salsa di soia e far bollire per 3 minuti; unire il daikon e i funghetti nameko scolati e togliere dal fuoco. Tagliare i pezzi di mochi a dadini di 1 cm di lato.
Scaldare l’olio a 160°C in una pentola per fritti o nel wok, friggervi i dadini di mochi, tenendoli staccati l’uno dall’altro e voltandoli ogni tanto, finché sono ben gonfi e dorati; far attenzione perché nel cuocere scoppiettano e schizzano attorno l’olio bollente.
Posare i dadini fritti su carta assorbente e disporli poi a montagnola in quattro grosse ciotole, versarvi attorno il sugo preparato in precedenza e porre sopra al mochi un grosso pizzico di sarashi negi.
Servire subito perché il fritto deve essere croccante.
Glossario
brodo dashi è il brodo base, preparato con alga kombu e scaglie di pesce secco (katsuobushi). In commercio esiste un preparato per brodo istantaneo (in polvere o in granuli) che può degnamente sostituire quello “fatto in casa”.
daikon ramolaccio bianco gigante che assomiglia a un’enorme carota (daikon significa infatti “grossa radice”).
funghetti nameko sono funghi molto piccoli della famiglia delle Strofariacee. Si vendono in scatola, conservati in un liquido che ha la consistenza della chiara d’uovo. Se non piace lo si può scolare, utilizzando solo i funghetti per minestre o come condimento in alcuni piatti.
mochi alimento invernale, consumato tradizionalmente nel periodo di Capodanno. Si prepara con riso glutinoso (mochigome) cotto a vapore, pestato a lungo in un grosso mortaio di legno finché diviene una pasta molle ma compatta, che va poi modellata in piccole focacce. Ingrediente dalla storia secolare, il mochi è spesso chiamato omochi, con la O onorifica che ne precede il nome a sottolineare la sua fondamentale importanza nella cultura (culinaria e non solo) giapponese.
mirin vino di riso usato solo come ingrediente da cucina. Leggermente alcolico (13%) e molto dolce (40%), non si beve. Si può sostituire con sake e zucchero (1 cucchiaio di sake e mezzo cucchiaino di zucchero per 1 cucchiaio di mirin), ma il risultato non è lo stesso perché il mirin esalta il sapore dei cibi, traendone un fragrante profumo.
sarashi negi (lett. “nuvola di porro”). Per ottenerla: tagliare la parte bianca di 1 porro mondato e lavato a pezzi di 4-5 cm, incidere per il lungo le foglie esterne (senza la parte centrale) e affettare ancora per il lungo a filini sottilissimi. Porre il tutto in un pezzetto di tela inumidita, chiudere come un fagottino e, stando sotto l’acqua fredda corrente, lavorarlo tra le mani finché si è ammorbidito. Strizzare bene il fagottino e aprirlo: i fili di porro saranno arricciati e aggrovigliati. Gonfiarli con le dita e disporli in un soffice mucchietto, come una nuvola.
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Altre curiosità su questo e gli altri gustosi piatti della ricchissima tradizione culinaria nipponica potrete scoprirli curiosando tra le pagine del libro dell’amica
Graziana Canova Tura,
Il Giappone in cucina
Nuova edizione riveduta e aggiornata,
Milano, Ponte alle Grazie, 2006.