Promenades japonaises. Se le Bon Marché si pensa giapponese.

Ieri, dentro Le Bon Marché. Parigi, 17 ottobre 2014.

Succede. Succede che se un tempio del lusso parigino decide di giocarsela alla giapponese, come dicono qui, sì, succede che entrate a Le Bon Marché – il cui logo così simile a un sigillo avete sempre pensato che fosse un omaggio neppure troppo velato al Giappone – e lo trovate riempito di pois rossi che neanche Yayoi Kusama.

Poi in effetti salite al secondo piano e trovate “anche” oggetti di Yayoi Kusama…

Un ottobre in stile giapponese, quello del grande magazzino sulla rive gauche, con un immenso spazio dedicato a una proiezione-omaggio al progetto “Benesse” di Tadao Ando per l’isola di Naoshima, l’isola del Seto Naikai parzialmente trasformata in una gigantesca galleria di arte contemporanea  a cielo aperto (l’abbiamo visitata nel 2007 ma il progetto ci era sembrato ancora largamente incompiuto e, tutto sommato, ne eravamo rimasti delusi). Un grande modellino dell’isola campeggia al centro della sala espositiva mentre un filmato panoramico in francese e in inglese ne illustra le peculiarità.

Al di là della balconata, poi, tutto il piano è sotto il segno del Giappone: grandi padiglioni sferici in plastica rossa ospitano vari brand suddivisi per tipologia: abbigliamento, ceramiche, cartoleria, gioielli, e opere di design sono esposte accanto a prodotti industriali, pur di qualità eccelsa, ça va sans dire.

Ammiriamo fra l’altro un simpatico brand di jeans, Momotaro, con il personaggio della celeberrima fiaba sull’etichetta. E poi splendide ceramiche, carte raffinate, oggetti in cui il richiamo della tradizione è presente ma il gusto è tutto contemporaneo.

Il nostro, lo ammetto, è un percorso veloce: qualcosa ci piace, qualcosa meno, è normale  – ma in un lampo poi ci appaiono tutti gli oggetti che avevamo visto in Giappone, che ci avevano colpiti, di cui ci eravamo magari innamorati ma che alla fine non avevamo comprato.

Avendo adottato, e con soddisfazione, un’attitudine minimalista, restiamo ancorati alla nostra convinzione che solo dei libri non se ne comprino mai abbastanza.

I jeans del "bambino-pesca", Momotaro.

Un piccolo, elegantissimo reparto di oggetti scelti con cura ad uso di pochi, fortunati, portafogli, questo che abbiamo attraversato. Ora scendiamo le sontuose scale mobili e ci affrettiamo verso l’uscita. Le librerie di boul’Mich non sono molto lontane.

Le Bon Marché e il Giappone. Parigi, ottobre 2014.

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