Parigi, itinerari giapponesi. 12

Ferragosto di cielo limpido, ferragosto di sole.


Cielo incredibilmente senza nubi, oggi. Dal letto la punta della tour svetta nell’azzurro. E dunque…

Mattina di Ferragosto, in rue de la Fédération.

Via, via, verso le sorprese della città. Un caffè all’incrocio di La Motte-Piquet Grenelle prima di scendere in metrò, prendere la 8 direzione Créteil, scendere a République e partire per una scampagnata… in città!

Ad ogni soggiorno parigino ritorniamo in un giorno di festa lungo il canale Saint-Martin. I quai sono il regno di ciclisti e joggers. L’atmosfera è quella della vacanza. Si prende il sole guardando le chiuse, si legge, si fa picnic nel parco vicino o direttamente sul muretto lungo il canale, quasi a pelo dell’acqua. Parigi rivela qui il suo lato di piccolo villaggio. Pochi turisti, per fortuna, e quei pochi non si spingono comunque a percorrere i quasi 5 chilometri che ci portano dal canale Saint-Martin al canale dell’Ourcq fino al Parco della Villette, dove sono la Cité de la Musique, la Cité des Sciences et de l’Industrie e la Géode, una stranissima, curiosa costruzione, una “boule” di inox di 36 metri di diametro che è in realtà un cinema con uno schermo emisferico molto amato dai ragazzi. Lungo il percorso, nel canale e sulle rive, tutta una serie di attività ludiche e acquatiche per bambini e ragazzi, mentre gli adulti sembrano più interessati a crogiolarsi al sole o a leggere, un’attività davvero diffusa un po’ dappertutto, a Parigi.

Pigramente, lungo il canale Saint-Martin. Quai de Jemmapes.

Mi piace guardare la gente leggere, sapere di condividere una passione, leggere nei parchi o nelle terrasses dei caffè sui marciapiedi: ti passa davanti la città e nessuno ti disturba, men che meno i baristi. L’Italia sembra così lontana e diversa, così poco accogliente, quando penso a queste cose.

E il Giappone, oggi? Lo abbiamo forse dimenticato?

No, c’è ancora il tempo di una breve puntata nel 7° arrondissement, poco lontano dal Musée Rodin e dagli Invalidi. Questa volta si tratta di un cinema, un cinema in stile giapponese. Come? Cosa vuole dire?

La Géode, un miraggio, uno specchio per le nubi.

C’è una sala, anzi due, dedicata al cinema d’autore: è La Pagode, in rue de Babylone angolo rue Monsieur. Una costruzione esotica, testimonianza che la passione per tutto ciò che ricorda il Giappone ha, a Parigi, una storia antica. Frutto forse un po’ tardo del movimento conosciuto come “Japonisme”, l’edificio che ospita l’unico cinema del 7° non è propriamente giapponese, ma, piuttosto una “folie japonisante”. E un dono d’amore del direttore del sempre prestigioso grande magazzino della rive gauche, Le Bon Marché, monsieur François-Emile Morin, alla moglie. Progettato dall’architetto Alexandre Marcel, questa strano edificio a forma di pagoda fu inaugurato nel 1896 e utilizzato da madame Morin come luogo ideale per le sue feste e i balli che amava organizzare. Ma solo un anno dopo aver ricevuto un simile regalo, madame Morin abbandonava il marito per il suo socio. Proseguirono comunque i ricevimenti e, dopo varie vicissitudini, la costruzione venne trasformata in cinema già a partire dagli anni Trenta del secolo scorso e divenne ben presto un luogo di riferimento per gli intellettuali della Nouvelle vague e i cinefili parigini.

Il giardino giapponese che circonda la pagoda è davvero minuscolo ed è un’impresa fotografarlo ma c’è e ci si può sedere ai tavolini a bere un té con dolcetti, visto che, oltre al cinema, La Pagode ospita anche una teeria. Il pomeriggio può terminare poi nella salle japonaise per un film. Ancora una volta, un morceau de Japon spunta fra i palazzi haussmaniani, sous le ciel de Paris…

L'ingresso del giardino de La Pagode, un falso che ha stile.


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