In queste notti di luna velata d’estate, così bella e così misteriosa, mi torna alla mente una dama che amava la luna velata, Oborozukiyo no kimi, uno dei personaggi femminili più riservati e seducenti del Genji monogatari.
Teri mo sezu
kumori mo hatenu
haru no yo
oborozukiyo no
shiku mo zo naki.
Nulla che valga
una notte di luna appena velata
in primavera,
che non splenda del tutto
e non del tutto coperta da nubi.*
Oborozukiyo no kimi (Notte di luna indecisa) è la sesta figlia del Ministro della Destra (Udaijin) e sorella minore della dama del Kokiden (Kokiden no ōgisaki), sposa imperiale dell’imperatore (Kiritsubo-in). Nel libro VIII del Genji monogatari ha un’avventura con il principe Genji benché sia promessa all’erede imperiale (Suzaku-in).
I festeggiamenti terminarono a notte avanzata. Quando i dignitari si allontanarono e anche l’Imperatrice e l’erede al trono si furono ritirati nelle proprie stanze, tutto tornò tranquillo, ma la luna che saliva luminosa nel cielo ero uno spettacolo a cui Sua Signoria Genji, preso da una leggera ebbrezza, non poteva essere indifferente: ora che le dame al seguito del Sovrano stavano dormendo, forse gli si poteva offrire un’opportunità altrimenti inimmaginabile, pensò, e si diresse con cautela verso il Padiglione del Glicine, ma vide che anche la porta della dama di compagnia a cui avrebbe potuto rivolgersi era chiusa e allora, con un sospiro, ancora incapace di rassegnarsi, provò ad avvicinarsi alla stanza esterna del Kokiden e si accorse che qui la terza porta a partire da nord era aperta. […] Anche la porta a cardine all’interno era aperta e non si avvertiva alcun segno di vita.
“È così che si vengono a creare situazioni rischiose”, si disse, mentre si avvicinava alla soglia della stanza principale per spiare all’interno. Pareva che tutti fossero addormentati, quando a un tratto udì una voce giovane e garbata, che certo non poteva appartenere a persona di basso rango: “Nulla che valga una notte di luna appena velata…”. Una donna, incredibile a dirsi, stava avanzando verso di lui. Al colmo della gioia la trattenne per la manica ed ella sembrò spaventata: – Mi fate paura! Chi siete dunque?
– Non avete nulla da temere, – le disse e poi recitò:
Velata è la luna
che vi affascina in questa tarda notte
prossima al tramonto
ma non così vago
il legame che ci unisce,
– e dopo averla sollevata tra le braccia la portò nella stanza esterna chiudendo la porta alle loro spalle.”**
In seguito Oborozukiyo no kimi diventa Reggente del Servizio Interno e si installa al Kokiden. A Corte, la dama ormai è al servizio dell’Imperatore e gode dei favori di Sua Maestà. Come prima, la donna continua a scambiare lettere con Genji, di cui è innamorata. Questi approfitta dell’assenza di suo fratello, l’Imperatore, per recarsi da lei in piena notte. All’alba un pioggia torrenziale conduce negli appartamenti delle dame il padre di Oborozukiyo che sorprende la coppia in flagrante. (libro X).
Lo scandalo che ne segue è una delle ragioni dell’esilio di Genji e della sua caduta in disgrazia. Nel libro XXIV il principe si intrattiene una notte con la dama, rimasta sola dopo la partenza dell’imperatore, entrato in religione. Parlando tutta la notte con il principe, la donna realizza di essere divisa fra i suoi sentimenti per Genji e la paura di essere vista insieme a lui e di dar adito a chiacchiere. All’alba Genji contempla i grappoli di glicine del giardino che gli ricordano il banchetto dei glicini (si veda il libro VIII). Non potendo trattenersi oltre, il principe la lascia e andandosene coglie un ramo che le fa recapitare.
In seguito la dama decide a sua volta di farsi monaca, malgrado i sentimenti che prova per Genji (libro XXV).
* Waka di Ōe no Chisato dallo Shin Kokin wakashū, citato in Murasaki Shikibu, La Storia di Genji, Torino, Einaudi, 2012, p. 1309. Traduzione di Maria Teresa Orsi.
** Murasaki Shikibu, La Storia di Genji, Torino, Einaudi, 2012, pp. 166-167. Traduzione di Maria Teresa Orsi.
Togli il velo,
oggi voglio godere
dietro le nubi
la faccia luminosa
di un gioco di dama