Mukashi mukashi. Letture per farci compagnia. La pulce di Akutagawa.

Hashiguchi Goyō (1880-1921), Nudo di donna con tenugui e catino, 1915, stampa shin-hanga.

Una notte d’estate il cinese Yang Mou si destò per l’eccessivo, umido calore, e con il mento appoggiato alla mano rimase a giacere bocconi, perduto in fantasie senza fine, finché all’improvviso si accorse che una pulce stava strisciando sul bordo del letto. Alla fioca luce della lampada al centro della camera il minuscolo corpo dell’insetto che avanzava cautamente verso la spalla della moglie addormentata riluceva come polvere d’argento. La moglie giaceva nuda, e respirava tranquillamente con il viso rivolto al marito.

Contemplando il lento avanzare della pulce, Yang Mou s’interrogava su come fosse il mondo degli insetti. Quell’animaletto avrebbe impiegato un’ora a percorrere uno spazio superabile, per lui, in tre passi. E inoltre non poteva far altro che aggirarsi nell’ambito di un letto. Che tedio, nascere pulce!…

Mentre era immerso pigramente in tali fantasie, la sua coscienza iniziò a poco a poco a velarsi. Naturalmente non stava sognando. Eppure non era nel mondo reale. Si sentiva sprofondare in uno stato d’animo stranamente estatico. Infine gli parve di essere tornato in sé, quasi si fosse ridestato, e si accorse che il suo spirito era entrato in quella pulce che avanzava sul letto madido di sudore. Era sbigottito, paralizzato dal terrore. Ma non fu solo quel mutamento a stupirlo.

Dinanzi a lui si ergeva un’alta montagna. Una montagna calda e tondeggiante che dal culmine, inaccessibile al suo sguardo, declinava fino alla superficie del letto, come un’immensa stalattite. La zona a contatto con il letto pareva celare del fuoco ed aveva la forma di una melagrana rosata; sulle restanti parti del monte, non appariva alcun punto che non fosse bianco. Era candido, morbido, liscio e traslucido come grasso rappreso, e persino il lieve pendio alle falde era soffuso di una vaga sfumatura perlacea, azzurrina, come il chiarore della luna sulla neve. Il versante illuminato era lucente, come di tartaruga, e così soffice da parere in procinto di dissolversi, e meravigliosamente inarcato verso il cielo lontano, come mai egli aveva veduto in alcuna montagna…

Yang Mou spalancò gli occhi ammirato e contemplò a lungo la forma di quell’affascinante montagna. Figuriamoci quale fu la sua meraviglia quando comprese che era il seno della moglie! Dimentico di amore, di odio e di sensualità, rimase a godere estatico la visione di quell’immenso seno, simile ad una montagna d’avorio. Era così profondamente stupito da non curarsi neppure del sudore: continuava a restare immobile, quasi fosse di ghiaccio. Divenuto pulce, poteva ammirare realmente, e per la prima volta, la bellezza del corpo della moglie.

Ma per un artista non esiste soltanto la bellezza di un corpo di donna da contemplare con gli occhi di una pulce.

(Settembre 1917)

Akutagawa Ryūnosuke

(1892-1927)

Traduzione di Lydia Origlia.

“Corpo di donna” (Nyotai), in La ruota dentata e altri racconti, Milano, SE, 1990.

In questo breve racconto ritroviamo tutta la maestria immaginifica di Akutagawa, il suo gusto per il grottesco e un fulmineo ma denso collegamento alla “letteratura di sogno” di origine cinese. Insomma, in poche righe eccoci proposto un grumo di immagini e di riferimenti da cogliere e da gustare. E l’invito a percorrere la ricca bibliografia di Akutagawa in italiano per lasciarci catturare nel suo mondo fantastico popolato da personaggi indimenticabili.

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