Acquistata insieme a molte altre durante un viaggio. Non ricordo quando.
Ma mi ricorda l’autunno.
Il goryō ukai, o pesca con il cormorano, è uno dei più antichi passatempi imperiali e pertanto si tratta di un’attività promossa e tutelata ancor oggi dalla famiglia imperiale. Oggi come un tempo l’ukai si pratica otto volte nel corso dell’anno, da metà maggio a metà ottobre, lungo il corso del fiume Nagara, in quella prefettura di Gifu di cui è ormai una delle maggiori fonti di richiamo turistico.
Infatti, mentre anticamente l’ukai veniva praticato lungo vari fiumi del Giappone per fornire pesce alla casata imperiale, nel corso dei secoli questa attività venne a decadere e deve la sua sopravvivenza alla protezione dei vari daimyō all’interno dei loro territori e, soprattutto, a quella del clan guerriero dei Tokugawa Owari, signori feudali di Gifu. Con la restaurazione Meiji e il ritorno del potere nella mani della casata imperiale, questa continuò a promuovere l’antica tradizione della pesca con il cormorano, una pesca notturna, compiuta alla luce delle torce da poche barche che utilizzano ciascuna una decina di cormorani trattenuti da corde in corteccia di cipresso. A questi uccelli, appositamente addestrati, vengono fatti pescare i gustosi ayu, piccoli pesci d’acqua dolce dell’ordine dei salmonidi, molto apprezzati dai giapponesi e considerati di buon augurio. La pesca mantiene ancor oggi tutti i caratteri del rito, e i copricapi utilizzati tuttora dai pescatori richiamano gli alti eboshi indossati dai cortigiani nel dipinto di Yukihide, simbolo indiscusso del privilegio di servire la casa imperiale.