Gennaio: questo mese … ozōni, la zuppa di Capodanno!

Il castello di Shimabara, dove ho gustato la celebre variante locale della zuppa ozoni. 2009.
Il castello di Shimabara, dove ho gustato la celebre variante locale della zuppa ozōni. 2009.

Anche quest’anno Graziana Canova Tura ci accompagnerà,

con le sue gustose ricette,

attraverso il paradiso gastronomico che chiamiamo Giappone!

 

Le ricette sono tratte dal suo libro

Il Giappone in cucina

Nuova edizione riveduta e aggiornata

Collana Il lettore goloso

Milano, Ponte alle Grazie, 2006

 giappone cucina cop

Hajimemashō!

E per ben cominciare…

 

 

 

 

 

 

Ozōni

 

Minestra di Capodanno

 

Preparazione: 30 min.

Cottura: 30 min.

 

200 g. di carne di pollo . 300 g. di ossi di pollo . 1 porro . 1 carota . 12 foglie di spinaci . 4 piccoli funghi shiitake secchi . 8 pezzi di omochi tondi o rettangolari . 4 fette di kamaboko (può essere sostituito da 4 gamberetti) . 1 cucchiaino di zenzero grattugiato . buccia di limone . salsa di soia . 1 cucchiaino di aceto .

(Si possono usare altri ingredienti quali pesce, molluschi, e verdure di stagione).

Le dosi sono per 4 persone.

 

Preparare il brodo facendo bollire in 6 tazze d’acqua, per mezz’ora, gli ossi di pollo, lo zenzero, il porro tagliato a tocchetti e l’aceto. Filtrarlo, assaggiarlo e insaporire con poca salsa di soia, a gusto.

Tagliare la carne di pollo a bocconcini e la carota, ben pulita, a fette in forma di fiore. Lavare accuratamente gli spinaci, scottarli in acqua bollente e annodarne i gambi a tre per volta. Sbollentare anche le fettine di carota. Far rinvenire i funghi in poca acqua tiepida e privarli del gambo; conservare l’acqua dell’ammollo. Tagliare 4 pezzetti buccia di limone in forma di ago di pino orematsuba.

Unire al brodo l’acqua dei funghi filtrata, poi mettervi i fiori di carota, i bocconcini di pollo e i funghi (schiumare se necessario) e lasciar cuocere pochi minuti.

Nel frattempo far abbrustolire i pezzetti di omochi su una graticola: si gonfieranno. Quando carote e pollo sono cotti, unire le fette di kamaboko, gli spinaci annodati e i bocconcini di omochi, riportare a bollore e spegnere il fuoco. Versare la minestra nelle ciotole, ponendo in ognuna di essere un pezzetto di buccia di limone tagliata come sopra. Coprire e servire ben calda.   

Curiosità. Per i giapponesi non può esistere Capodanno senza ozōni. È la zuppa che si serve il primo giorno dell’anno e contiene diversi ingredienti particolarmente amati, tra cui il più evocativo è l’omochi, una specie di focaccia di riso cotto pestato in un mortaio di legno.

 ***

Nota a margine di Ross.

Perchè la foto del castello di Shimabara? Perchè è a Shimabara che ho gustato per la prima volta una celebre variante locale, chiamata guzoni, che si mangia, però, tutto l’anno. Era la vigilia di Obon, era nel sole abbacinante dell’agosto nel Kyūshū. C’era l’emozione di essere in un luogo speciale, ricco di storia e di memorie: la strenua resistenza di Amakusa Shirō e dei contadini convertiti al cristianesimo, l’assedio del castello del 1638,  e, più ancora, quelle testimonianze esposte lì, nel museo del castello, di un incontro di culture, di un momento cruciale di cesura nella storia del Giappone. Il ricordo di pagine e pagine studiate riaffiorava alla memoria, così, naturalmente. Gustavo il regalo di quella giornata e della compagnia della famiglia Mori, la campagna lussureggiante che si gettava nel mare, la luce e i colori così intensi.  Ed infine quel pranzo speciale nell’antico ristorante Himematsuya, proprio di fronte al castello.  Nella ciotola: pesce, pasta di pesce (kamaboko), funghi shiitake, pollo, uovo, radice di loto, verdure varie e, immancabilmente, palline di mochi. Una prelibatezza!

Vari tipi di ozoni. Da una vecchia rivista...
Vari tipi di ozōni. Da una vecchia rivista...
Himematsuya teishoku. Da un vecchio dépliant...
Himematsuya teishoku. Da un vecchio dépliant...

1 commento

  1. Grazie! Non conoscevo “guzoni” C’è sempre da imparare, e in particolare da te e dai tuoi ricordi così vividi che ci trasportano in luoghi che forse non potremo mai vedere.

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