“Come sogno dentro un sogno”. Una storia dal noh: Kiyotsune.

Tsukioka Kōgyo (1869-1927), Kiyotsune. Dalla serie Nōgakuzue. 1889.

 

 

È detto: “il saggio è libero da sogni”

ma per gli uomini la vita è illusione.

“Piccolo appare, agli occhi

Che la passione offusca,

tutto il triplice mondo;

ma a chi ha la mente libera da pene

anche un modesto letto

apparirà più grande

dell’universo mondo”.

I dolori passati non sono che illusioni,

la tristezza presente è un breve sogno

che passerà senza lasciare traccia

come l’acqua che scorre, come nuvole

che il vento porta via.

Il mio cuore mi spinge a ritornare

brevemente nel mondo dei viventi.

“Da quando ho visto in sogno

apparire il mio amato amo sognare…”.

O tu che un tempo amai! Kiyotsune è qui.

 

(…)

Ascolta. Voglio raccontarti quello che

mi è accaduto nei giorni che appartengono

al passato. Ascoltando, dimentica

Ogni motivo di risentimento.

 

Ci occorse la ventura di sapere

che il nemico marciava contro il nostro

fortilizio di Yamaga, attraversando

rapidamente l’isola di Kyūshū:

senza perdere un attimo, di notte,

ci imbarcammo. Volavano le barche

spinte dai remi, e fummo

nella provincia di Bizen, a Yanagi.

 (Coro) Luogo che tiene fede al suo bel nome,

   poiché i salici bordano le rive

   dove in rude palazzo brevemente

   trovò dimora la Maestà Imperiale.

Là ci fu detto che l’Imperatore

voleva propiziarsi il dio Hachiman

visitando il suo grande tempio di Usa.

(Coro) Sette cavalli sacri e innumerevoli

   doni d’argento e d’oro conduceva

   in offerta al Signore della Guerra.

(Moglie) Parlando come sto per fare, avrò

   Di nuovo il torto di rimproverarti,

   ma non comprendo: che follia fu ucciderti,

   quando ancora viveva il nostro Imperatore,

   quando ancora nessuno prevedeva

   della nostra casta la rovina.

 

 In verità, in verità, sarebbero

giuste le tue parole.

Ma voglio raccontarti

Come il divino oracolo

dichiarò vane tutte le illusioni

di questo nostro mondo. Ascolta dunque.

 

(Coro) Mentre l’Imperatore con la Corte

    vegliavano nel tempio alzando voti,

    dalla sacra cortina di broccato

    che cinge il santuario uscì una voce

    prodigiosa, tonante, e proclamò:

 

“Il dio di Usa non ha alcun potere

sopra il vostro destino. Non ci sono

più dèi nel cielo ad ascoltarvi, e dunque

domandare a che serve?”

 

(Coro) “E l’ultima speranza ecco si spegne

    come il flebile strido di un insetto:

    si avvicina la fine dell’autunno”.

 

Ahimé, tutti gli Dèi, i Buddha, i Tre Gioielli

 

(Coro) ci abbandonano: ciò pensai col cuore

    stretto d’angoscia. Senza più vigore,

    disanimati, oppressi e scoraggiati

    accompagnammo Sua Maestà al ritorno.

    Spettacolo pietoso!

    Fu in tale momento che mi venne notizia

    di un movimento di truppe nemiche:

    marciavano portandosi

    sulla provincia di Nagato, e noi

    ci imbarcammo, ma in quale disperata

    situazione? La vita è cambiamento

    E tutto in questo mondo è come un sogno

    dentro un sogno. Coloro che fiorirono

    nella splendida primavera Hōgen,

    adesso in questo autunno Juei sono dispersi

    come foglie ingiallite sulle onde,

    ogni barca una foglia solitaria.

    Soffia il vento d’autunno da Yanagi,

   mi spinge al largo, le onde

    crestate si accavallano, mi inseguono

    come orde di nemici.

    Quel guizzare di aironi in mezzo ai pini…

    Saranno gli stendardi bianchi dei Minamoto?

    Ogni valore cade dal mio cuore.

    In quel momento le parole dette

    dall’oracolo di Hachiman fatali

   mi schiacciarono l’anima, perché

   un Dio non mente mai.

   Posseduto da quella verità…

 

Sentì l’inanità di questo corpo

come rugiada effimero,

 

(Coro) fragile come barca trascinata dall’onda,

alla deriva come alga fluttuante.

Per non essere preda di un destino

Ignoto, mi risolsi

a gettarmi tra i flutti

e a dare fine così alla mia vita.

Salii sulla murata ed indugiai –

“Ci sono pini a Iwashiro…” –

Contemplando la luna impallidire

già nel cielo dell’alba. Trassi il mio

flauto dalla cintura, suonai un’aria

limpida, versi antichi cantai, poi

composi una poesia. Cose trascorse

mi comparvero, e cose da venire.

Presto o tardi le glorie del passato,

i dolori dell’oggi, sono dimenticati:

tutto perisce, sulla spiaggia muore

anche l’onda del mare.

La nostra vita è un  viaggio periglioso

e abbandonarla non costa rimpianti.

Altri potranno giudicarmi folle,

altri ancora saranno indifferenti.

La luna discendeva ad Occidente:

Andiamo! – dissi – Ti accompagnerò!

“Sia lode al Buddha Amida! O Tathagata

Amida accoglimi!” pregai. Così

mi tuffai dalla barca tra le onde

e il mio corpo discese fino al fondo

tra la melma del mare. Miserabile

termine di una vita travagliata!

(…)

È vero il detto: “Nessun cambiamento

al di là della fossa. Un doloroso

destino attende tutti.”

Nel mondo degli Ashura ero caduto.

(…)

Ma il tormento è cessato. Sulla barca

della Legge Infallibile raccolto,

il morente Kiyotsune ha pronunciato

la preghiera salvifica. Kiyotsune,

puro di cuore, è entrato finalmente

nel Paradiso della Terra Pura.

Sia lode al Buddha Amida!

Ad Amida sia lode.

 

 Zeami Motokiyo (1363-1443), 

dal dramma Kiyotsune

Traduzione di Yasunori Gunji e Carmen Covito.

Fonte: Compagnia Zeami-za della famiglia Kanze, Il nō dei fuochi. Takigi-nō, quaderno a cura di Carmen Covito, CRT-Artificio, Milano, 1989.

 

Il dramma Kiyotsune, attribuito a Zeami, fa parte del genere degli Shuramono o “drammi di guerriero”: mettono in scena personaggi di guerrieri morti nel pieno dell’azione, carichi di rancore e dolore e rimpianto. Anime in pena in cerca di pacificazione. E il rito del teatro che si compie quelle anime placa.

L’occasione di questi giorni in cui molti sono chiusi in casa è l’occasione per me di riprodurre qui questi versi di Zeami. Per il piacere della lettura di chi passa da queste pagine.

 

 

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