Rosarno, Italia

 

Rosarno, Italia 2010

 

 

Veneti e calabresi, campani e piemontesi, sardi e friulani, pugliesi e liguri, laziali e abruzzesi, lombardi e siciliani.

Verso un’altra regione, verso un altro Paese, verso un altro continente: non esiste una famiglia italiana che non abbia avuto fra i suoi membri almeno un emigrante.

Fosse pure per pochi anni, come i miei nonni paterni (e nella Germania che si stava nazificando!), anche loro costretti a lasciare il desolato Polesine, la miseria.

Come unico ricordo una pendola a troneggiare nell’ampia cucina, metafora della precisione tedesca, chissà, persa com’è per me nell’infanzia lontana e per loro… mi domando ancora che cosa rappresentasse, quali esperienze evocava.

Non ho fatto in tempo a chiederlo.

 

 

Nonna Lucia, con zia Silvia, mio papà, Zeno, e in braccio, lo zio Giuseppe
Nonna Lucia, con zia Silvia, mio papà, Zeno, e in braccio, lo zio Giuseppe

Eppure non ci ricordiamo di quel passato, vittime della nostra smemoratezza colpevole.

Mi vergogno. Mi vergogno profondamente.

 

I miei nonni si sarebbero ricordati. Ne sono certa. Erano diversi, loro.