Hina matsuri!
È la festa annuale delle bambine, celebrata il 3° giorno del 3° mese (ora il 3 marzo) e di carattere fondamentalmente familiare. L’origine di questa festa è da far risalire all’abitudine che avevano i cortigiani, in questa data, di offrire alla famiglia imperiale (e in particolare alle principesse) delle bambole che dovevano servir loro da “sostituto magico” al fine di preservarle dalle malattie e dalla cattiva sorte. Come capri espiatori, le bambole venivano poi eliminate, gettandole in corsi d’acqua (elemento di purificazione), perché fossero portate via dalla corrente. Ancora oggi, nella prefettura di Tottori, nella parte occidentale dell’isola di Honshū, le bambine abbandonano alla corrente dei fiumi delle piccole barche di paglia contenenti bambole di carte, frittelle dolci di riso e boccioli di pesco, il tutto asperso di sake. Le bambole, accompagnate dai battiti di mani e dalle ferventi preghiere delle bimbe che le hanno costruite, se ne andranno verso il mondo degli spiriti e, da laggiù, manderanno indietro la protezione del cielo.
Durante il periodo Edo nacque il costume di offrire queste bambole a tutte le bimbe, a qualsiasi classe sociale appartenessero. Si iniziò quindi a fabbricare delle bambole particolari che rappresentavano non solo delle bambine, ma la corte imperiale, composta dall’imperatore e dall’imperatrice (O-dairisama) e dalla loro corte (hina ningyō), cortigiani e musicisti. Queste bambole, spesso pregiate, sono rivestite degli splendidi costumi del passato e in molte case vengono gelosamente custodite, di generazione in generazione, in scatole di legno, come un tesoro di famiglia. Durante tutto il mese di febbraio sono molte le mostre-mercato allestite per l’occasione, in cui è possibile trovare pezzi antichi accanto a moderne riproduzioni, meno costose.
In ogni casa, le bambole vengono poste su 7 ripiani disposti a scala e ricoperti di un tessuto rosso (hina dan). Nel ripiano più in alto è disposta la coppia imperiale, che ha alle spalle due paraventi dorati e ai fianchi due lampade a stelo. Sui ripiani inferiori stanno le dame di compagnia e i servitori insieme a riproduzioni in miniatura di mobili e preziosi oggetti d’uso domestico (hina dōgu). Il tutto è disposto rivolto verso l’osservatore, come in una vetrina.
Le bambole possono soltanto essere ammirate, ma non è permesso toccarle. Se però la bimba di casa è molto piccola, viene presa in braccio dalla nonna o dal nonno e avvicinata alle bambole.
L’esposizione viene fatta solo quando vi siano in casa delle bambine. Questa scadenza annuale, infatti, è tutta dedicata a loro ed è simmetrica a quella, rivolta ai maschietti, che cade due mesi dopo ed è detta kodomo no hi. Dal punto di vista antropologico, si tratta di due riti domestici destinati alla celebrazione della continuità generazionale e all’esaltazione dei ruoli tradizionali dei due sessi, all’interno della famiglia.
Inoltre, in questa festa emerge anche il desiderio che le bambine si sposino presto. Infatti, le bambole vengono tirate fuori dai loro involucri molto presto, all’inizio di febbraio, in modo da poter essere ammirate a lungo, ma vengono poi riposte subito dopo il giorno della festa, perché così facendo, si compie velocemente un’azione rappresentata dal verbo katazukeru che significa sia “metter via” che, scritto con altri kanji, “sposarsi”. Far presto una cosa, quindi, significa augurarsi che avvenga presto l’altra.
Il giorno dello hina matsuri le bambine invitano le loro amiche ad ammirare le bambole, servendo loro tè e dolci di riso glutinoso (mochi). Con la famiglia, invece, si mangiano cibi particolari come lo hamaguri, un mollusco che viene arrostito con la sua conchiglia o mangiato in una zuppa, accompagnato da un tipo di sake dolce. Alle bambole, invece, vengono offerti dei dolci di riso a forma di losanga bianchi, rosa, verdi (hishimochi).
In questa occasione, tutte le bambine indossano i kimono tradizionali dalle lunghe maniche (furisode) e ricevono regali dai loro genitori e parenti. Inoltre si recano a pregare al tempio più vicino a casa, accompagnate dai genitori.
La festa è conosciuta anche con il nome di momo no sekku (festa del pesco), con chiaro riferimento stagionale.