Poesie d’agosto, poesie d’estate. Oggi: Tanikawa Shuntarō.

Giocando d’estate, lungo il fiume, a Takayama. Agosto 2013.

 

Il parco  (o dell’ombra del fato)

 

C’era un vecchio santuario shintō, con il tetto a sua volta coperto da uno più grande per preservarlo. C’era una vecchia lapide in memoria dei caduti, e dietro ce n’era una nuova per la pace (in questo piccolo quartiere, più di quattrocento vittime di guerra). Il contorno di un’arena da combattimento per il sumō usata forse in qualche giorno di festa quasi indistinguibile per le pedate che l’avevano calpestata. C’era un grande albero, con le giovani foglie trasparenti al sole sulla punta dei rami. C’era un ponte rosso di ferro che risuonava ad ogni passo quando lo attraversavi. Sotto di lui, il fiume che scorreva. C’era una statuina votiva con la testa staccata, al suo posto qualcuno aveva appoggiato un sasso. Una vecchietta è passata e ha giunto le mani.

L’aria si muoveva appena.

C’era una panchina bianca di pietra, una scala di pietra consumata, una macchina nera con dentro mia moglie addormentata. I miei due figli giocavano sulla riva a gettare sassi nel fiume. Accanto, bottiglie vuote e rifiuti di verdura marcia. Una donna pazza avanza a piedi nudi biascicando qualcosa, raccoglie una pietra e colpisce con furia la testa dei bambini. Il sangue che scorre, i bambini sono già morti… è quello che ho visto.

 

Nel profondo   

delle cose a me visibili ci sono cose   

che non vedo. Ci sono                   

cose che non sono nel profondo

delle cose che sono. Ci

sono

cose

che sono

nel profondo delle cose che non sono. Ciò che poteva essere e ciò che non lo era combaciano

non è proprio

in quest’atroce

prospettiva

di fertilità

la struttura stessa del mondo?

 

C’era un tempietto diroccato. Un basso cancello in ferro. C’erano briciole di dolci a terra. Dentro la macchina mia moglie si è svegliata e ha chiamato. I bambini sono corsi da lei ridendo, le mani ancora bagnate dell’acqua del fiume.

(1969) 

 

 

Tanikawa Shuntarō

(n. 1931)

 

Traduzione di Alessandro Clementi Degli Albizzi.

Da: Poeti giapponesi, a cura di Maria Teresa Orsi e Alessandro Clementi Degli Albizzi,

Torino, Einaudi, 2020, pp. 27-29.