Ricordo di Narahashi, Mishima
In una minuscola striscia di giardino avevano scavato la bocca di una fonte.
Qua e là crescevano fusti di zenzero.
Lungo il muretto bianchi fiori di lespedeza cespugli così rigogliosi!
Veramente un buco in affitto, quasi da vergognarsene.
Eppure c’era sempre quella trasparente
fredda acqua sorgiva. Confetti di rugiada
celeste perle di rugiada terrena.
Nessuna tubatura a portare acqua intiepidita, ma in cambio
l’anguria penzolante dalla corda, gocciolava di frescura vermiglia.
Sia papà che cantava i suoi versi nō, sia mamma
che dal buio della cucina sciacquava nella pignatta il riso da bollire,
di quest’acqua andavano fieri.
Anche nel sogno le alghe si allungavano fluttuanti,
il piccolo alla fine tornerà a questa nascosta città d’acqua
il sorriso fluttuante un invito delle mani.
Ōoka Makoto
(1931-2017)
Traduzione di Alessandro Clementi Degli Albizzi. In Poeti giapponesi, a cura di Maria Teresa Orsi e Alessandro Clementi Degli Albizzi, Torino, Einaudi, 2020, p. 49.