Ore 8.15, 6 agosto 1945
La bomba atomica (bomba A) lanciata su Hiroshima era all’uranio. Lunga 3 metri, aveva un diametro di 0,7 metri e pesava 4 tonnellate. Per la forma stretta e allungata le venne dato il nomignolo Little Boy, “il pupo”. L’aereo che la trasportò era il B-29 Enola Gay. L’ipocentro, o punto zero (punto sul terreno immediatamente sottostante al punto di esplosione di una bomba atomica) era l’ospedale Shima, che si trovava a circa 160 metri a sud-est dall’odierno Genbaku domu (“Padiglione della bomba atomica”). La bomba esplose a un’altitudine di circa 580 metri sopra il centro di Hiroshima. Al momento dell’esplosione, si formò nel punto dello scoppio una palla di fuoco con una temperatura di svariati milioni di grandi centigradi e una pressione atmosferica di qualche migliaio di bar. La palla di fuoco si espanse rapidamente: nel primo secondo raggiunse il raggio massimo di 230 metri; emise radiazioni termiche molto forti per tre secondi dopo l’esplosione e continuò a brillare per circa dieci secondi. Si ritiene che, a causa delle radiazioni termiche, la temperatura all’ipocentro abbia raggiunto i 3.000-4.000 gradi centigradi: temperatura molto superiore a quella di fusione del ferro che è di 1.550 gradi centigradi.
La forte capacità di dilatazione della sfera di fuoco produsse quella che viene chiamata un’onda d’urto, seguita da un vento molto veloce. La pressione prodotta sul punto di esplosione di una bomba atomica crea un’onda d’aria che viaggia a velocità supersonica. La differenza tra la pressione di questa onda d’urto rispetto alla pressione atmosferica è detta sovrappressione di scoppio. La velocità del vento che soffia dopo l’onda d’urto è detta velocità del vento di esplosione ed è inferiore alla velocità del suono. La pressione derivante dall’onda d’urto a Hiroshima fu particolarmente distruttiva, poiché la sovrappressione raggiunse all’incirca le 36 tonnellate al metro quadrato nell’ipocentro. La velocità del vento di esplosione sempre all’ipocentro era di circa 440 metri al secondo. L’onda d’urto si dissipò dopo aver percorso circa 11 chilometri in trenta secondi.
Gli edifici furono frantumati e inceneriti dallo scoppio e dalle radiazioni termiche; le enormi quantità di polvere provenienti dagli edifici distrutti, sollevate dal vento, gettarono la città nel buio più pesto subito dopo il bombardamento. La violenza del vento scagliava le persone a metri di distanza e i raggi termici produssero ustioni da fiammata sui loro corpi.
Mentre la sfera di fuoco scompariva, il vuoto formatosi intorno al punto di scoppio attrasse polvere, aria e materiali evaporati dalla bomba, sollevando una nube a forma di fungo che saliva sempre più in alto nel cielo. La cima del fungo raggiunse un’altezza di circa 9.000 metri otto minuti dopo l’esplosione.
Fonte: Naomi Shono (fisico nucleare) da L’eredità di Hiroshima, Assisi, Cittadella, 1988.