Fine estate di luce dolce e tiepidi raggi.
Fine estate d’amicizia e di luoghi.
In un piccolo villaggio della Svizzera così vicino eppure così lontano da questo caos di case e strade, di clamori e disarmonie.
Poche ore, il tempo di una vacanza. Reale, intensa, fatta di una qualità diversa dell’aria, di nuovi paesaggi, di alberi e prati. Mentre l’uva riempie a poco a poco le cassette rosse impilate lungo il bordo della strada.
Una panchina accanto a una chiesa romanica – le fa compagnia un cipresso – e da lì il cuore si allarga nella visione lontana di boschi e montagne. Laggiù c’è il lago. La eleggerei volentieri luogo prediletto di letture e di viaggi ideali, quelli che mi suggeriscono le pagine e le ombre che il sole crea spostandosi contro le pietre antiche.
Una casa d’amici. E nelle stanze tracce di viaggi, di incontri, di esperienze. Oggetti con una vita e una memoria. L’Asia vicina e gli armadi di queste valli, e il calore della nostra conversazione mentre lo sguardo dalla veranda dove pranziamo raggiunge, oltre il giardino più sotto, le cime degli alberi, la cresta delle montagne vicine e laggiù, in lontananza, la superficie del lago. Più in fondo altri orizzonti sembrano aprirsi: di steppe e di isole, di spiagge e foreste.
E non importa che il temporale si scateni all’improvviso e cada la prima pioggia d’autunno.
Con la mente stiamo sorvolando isole di pini, risaie e piantagioni di tè immerse nella bruma.
Insieme.
A Leda e Domenico.