Yume no ato (i resti di un sogno). Frammenti di viaggi in Giappone. 2. Sotto i ciliegi a Miyajima.

Irreale. Quasi una cartolina. Miyajima, marzo 2013.

 

Non smetteva di piovere. Eppure, eppure… Eppure, lo so, non avremmo voluto andarcene. Sotto i rami ondeggianti dei ciliegi ci sentivamo protagonisti. No, non di un resoconto di viaggio. Quella in cui ci trovavamo inaspettatamente immersi era l’atmosfera di una cartolina.

Odio sentirmi così. Il viaggio per me è qualcosa di diverso. Un momento di incontro, di conoscenza. E poi non era certo la prima volta che tornavo a Miyajima!

Eppure, eppure.

Eppure il sorriso del conducente di jinrikisha era così contagioso, il suo modo di chiacchierare con la ragazza che stava trasportando, e di voltarsi, così naturale, così spontaneo che, d’improvviso, mi sentivo a mio agio, in quella cartolina. Era un momento di pura bellezza. Di simbiosi magica fra alberi e persone, fra sentimenti e paesaggio. Di fiori e pioggia. Avrei voluto imprimere negli occhi ogni minimo brandello di bellezza.

Eppure sapevo che dietro c’era la fatica di trascinare un peso, un  lavoro sotto la pioggia e al vento ancora gelido di marzo. Mi rendevo conto che costruire un mito è così semplice, creare un quadro così naturale. E stava capitando anche a me: ero caduta nella trappola dell’esotismo.

 

***

Il titolo di questa rubrica rievoca il celebre haiku di Matsuo Bashō: 夏草や 兵どもが 夢の跡. Natsukusa ya/ tsuwamonodomo ga/ yume no ato. ”Erbe d’estate! Resti del sogno di antichi guerrieri.”

Un breve sogno, una bolla, una nuvola, una goccia di rugiada, un brandello di nebbia. Un breve sogno. Diciassette anni di viaggi in Giappone, come un mazzo di carte da cui estraggo, ogni giorno, un’immagine, un frammento.

 

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