In questo nuovo anno voglio ricordare le donne giapponesi. Un profilo alla settimana. Dedicato a noi.
Considerata uno dei sanjūrokkasen (i trentasei geni poetici del Giappone), Ise fu una dama della corte imperiale di Heian vissuta nel X secolo (date presunte 877-940), figlia di Fujiwara no Tsugukage, Governatore della provincia di Ise dall’885 all’890 e favorita dell’imperatore Uda (867-931). Il nome con cui conosciamo questa poetessa è mutuato proprio da quello della provincia di cui il padre fu governatore, prassi diffusa all’epoca.
Poetessa di grande talento riconosciuta e apprezzata, ebbe numerosi waka (ben ventidue) contenuti nel Kokinwakashū, la prima antologia poetica imperiale compilata su ordine dell’imperatore Daigo da Ki no Tsurayuki (872?-945?), Ki no Tomonori (845?-907?), Ōshikōchi no Mitsune (859?-925?) e Mibu no Tadamine (c.860-c.920), i più autorevoli poeti di waka dell’epoca.
Uno dei suoi componimenti poetici più celebri è questo, incluso nel Kokinwakashū (XV, 791):
Fuyugare no
nobe to wa ga mi o
omoiseba
moete mo haru o
matamashi mono o.
Potessi considerare
la mia persona un campo
desolato d’inverno,
attenderei la primavera,
pur ardendo di brama.
Composto durante il periodo in cui soffriva la pena d’amore, vedendo il fuoco bruciare le sterpi mentre si recava in un luogo.*
L’ammirazione generale nutrita nei confronti del genio poetico di Ise fece sì che venisse inclusa anche nella celeberrima raccolta Hyakunin isshū (Cento poesie di cento poeti), l’antologia poetica privata la cui selezione è tradizionalmente attribuita a Fujiwara no Teika (1162-1241). Questa raccolta rappresenta una delle opere più amate della poesia giapponese, alla base del gioco di carte utagaruta, molto in voga nel periodo Edo, nel quale ogni waka era suddiviso in due parti ciascuna delle quali calligrafata su una carta. Scopo del gioco era riunire il più in fretta possibile le due metà della poesia scegliendo dal mazzo le carte corrette.
Questo è il waka di Ise incluso nella celebre raccolta Hyakunin isshū e originariamente inserito nell’antologia imperiale Shinkokinwakashū:
Naniwagata
mijikaki ashi no
fushi no ma mo
awade kono yo o
sugushite yo to ya.
Come vivrò
senza poterti incontrare
neppure per un istante
breve quanto i nodi dei giunchi
della baia di Naniwa?**
Di Ise restano le poesie, della vita di Ise restano poche tracce: neppure il nome, appunto.
* Traduzione di Sagiyama Ikuko. Da: Kokin waka shū (Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne) , Milano, Ariele, 2000, p. 482
** Traduzione di Andrea Maurizi. Da: Lo spirito giovane della calligrafia classica. Personale di Kataoka Shikō, Trento, GoBook, 2006, p. 47.
Gentile Rossella,
mi ha messa la pulce nell’orecchio, come si dice, e sono andata subito a controllare: non sapevo che fosse uscito anche “le donne degl signor Nakano”, che bello!!! “La cartella del professore” mi era piaciuto molto, non mi aspettavo che la Einaudi avrebbe azzardato un’altra pubblicazione di questa autrice. Grazie per la segnalazione indiretta…so già che quest’anno usciranno parecchie cose interessanti, le ho messe in nota, ma questa non me la aspettavo.
Saluti.
Cara Barbara, grazie! Penso anch’io ad autrici come Yosano Akiko, ad esempio, poetessa che amo, o le scrittrici che cita. E non dimentichiamo la brava e sensibile Kawakami Hiromi di cui finalmente l’editoria italiana si sta accorgendo (ma in Francia è conosciuta da anni). Faremo tante scoperte insieme, quest’anno. Ne sono certa.
Un ulteriore motivo per visitare questo blog, se mai me ne servisse uno!!!
Una bella idea, ci sono tanti personaggi di cui sappiamo poco, scrittrici, poetesse e non solo.
Sarebbe bello anche qualche ritratto di autrice del Novecento e/o contemporanea, qualcuna da noi poco tradotta, oppure, anche se tradotta, di cui si vorrebbe sapere qualcosa di più. Penso ad autrici come Hayashi Fumiko o Enchi Fumiko o Yoko Ogawa…
Nei loro occhi
i paesaggi profondi
grembi segreti
delle bianche cicogne
e della Grande Madre