Tōkyōe.東京絵. Immagini di Tōkyō. Dazai Osamu.

Tōkyō vista dalla Kokuritsu Kokkaitoshokanbiblioteca nazionale. Estate 2005 (se ricordo bene).

 

E quella sera dispiegai sul tavolo, alla luce incerta della mia lampada, una grande cartina di Tōkyō.

Da quanto tempo non compivo quel gesto: dispiegare davanti a me una carta della capitale? Dieci anni prima, quand’ero venuto a installarmi a Tōkyō, non avevo trovato subito il coraggio di andare a comprare una carta come quella: l’idea di passare per un provinciale e sentirmi preso in giro mi aveva fatto rinunciare più di una volta.

Eppure, un bel giorno, avevo finito per decidermi: ero andato a chiedere una carta in un negozio, con un tono a metà fra il brusco e l’autoironico. Poi l’avevo cacciata in una tasca ed ero tornato alla pensione in cui alloggiavo. La sera mi ero chiuso nella mia camera e, di nascosto, avevo dispiegato la cartina. Con tocchi di rosso, di verde, di giallo: che bel dipinto che ne usciva!

Trattenendo il respiro, la scrutavo con passione. Il Sumida, Asakusa, Ushigome, Akasaka: non mancava nulla. In ogni momento, se ne avevo voglia, potevo trasportarmi in uno qualsiasi di quei luoghi. Era magico!

Ancora oggi, guardando l’immagine di Tōkyō, simile a una foglia di gelso consumata da un baco da seta, me ne stavo lì a pensare a ognuno degli esseri umani che potevano abitare in quella città, a ciascuna delle loro vite. In questa pianura senza attrattive affluisce tutto il Giappone: ci si muove, si suda, ci si batte per un pugno di terra, fra gioia e tristezza; ci si ingelosisce, ci si scontra. Le femmine chiamano i maschi, e i maschi se ne vanno all’avventura, fuori di se stessi.

Dazai Osamu

(1909-1948)

 

Da “Otto immagini di Tōkyō” (1940) in Cento vedute del Monte Fuji.

Fonte: Le goût de Tokyo, textes choisis et présentés par Michaël Ferrier, Paris, Mercure de France, 2008, pp. 13-14.

1 commento

  1. Buongiorno Rossella,
    Lei lo sapeva che c’è un piccolissimo museo dedicato a Osamu Dasai a Mitaka? La scorsa primavera, guardando una delle dettagliate cartine sparse un pò ovunque, dopo aver visitato per l’ennesima volta il Museo Ghibli, sono riuscita a trovarlo. Sono stati molto gentili – il museo è piccolissimo ed espone prime edizioni delle opere dell’autore, e su una grande foto aerea sono segnati tutti i “luoghi della sua vita” a Mitaka, compreso il punto in cui si è suicidato. Una addetta molto gentile che conosceva qualche parola di inglese mi ha accompagnata fino alla tomba dello scrittore. Davanti alla sua tomba ce n’è un’altra molto importante, mi sembra di Mori Ogai.
    Un caro saluto

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