“Io sono io”, disse Murasaki. E anch’io.

“Io sono io”, si disse, distogliendo lo sguardo e immergendosi nei suoi pensieri.*

 

Mi viene da dirlo con le parole di Murasaki, che hanno più di 1000 anni; mi viene da dirlo con le parole di tante donne, di ogni donna.

Eppure pensavamo che non sarebbe più stato necessario. Pensavamo che sarebbe arrivato il tempo in cui essere prese in considerazione sarebbe venuto da sé. Alzare la voce, ci dicevamo, no, non sarebbe stato più necessario. E neppure sfilare nelle piazze. Così credevamo.

Eppure, eppure…

E’ bastato un attimo di distrazione. Un troppo lungo attimo di riposo. un battito di ciglia. E tutto o quasi è andato perduto. E occorre iniziare da capo a far sentire le nostre voci. A metterci in marcia.

Ritorno ad ascoltare le parole di Yosano Akiko, in questo ennesimo 8 marzo della mia vita, e le trovo vere, attuali, viventi. 

 

Il giorno in cui le montagne si muovono è giunto

io dico, ma nessuno mi crede.

Per lungo tempo hanno dormito

e in un tempo antico si muovevano nel fuoco.

Non importa se credete a questo,

ma crediate che tutte le donne prima assopite

oggi deste, si accingono al moto.

 

1905

 

* Murasaki Shikibu, La Storia di Genji, traduzione di Maria Teresa Orsi, Einaudi, Torino, 2012, p. 315.

Una stampa di Kasho Katabatake (1888-1966).

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