Una lettura d’estate. Unsui nikki. 32. Il bagno.

“Il bagno”, acquerello di Satō Giei.

 

Il bagno

 

Colui che scalda il bagno, è il maestro del bagno. Nei giorni del mese che terminano per 4 e 9, i monaci assicurano a turno il servizio dei bagni dopo aver ricevuto le consegne dal monaco responsabile dell’accoglienza degli ospiti.

Le foglie cadute e i rami secchi raccolti nel recinto del tempio sono gli unici combustibili. L’acqua è distribuita con una rigorosa economia. Ecco due principi da rispettare se si desidera apprendere la dhyana: non sprecare né l’acqua né le fonti di energia. Da lì comincia la riconoscenza dovuta ai doni della natura come a tutti gli esseri viventi.

Le secche ramanzine che incassano i novizi sono soprattutto su questo punto.

Quando l’abate del tempio ha finito di fare il bagno, il responsabile dei luoghi chiama a raccolta per il bagno formale, o “bagno ordinario”, battendo l’una contro l’altra le due tavolette di legno. A questo segnale, la grande assemblea si dirige in ordine, uno dietro l’altro, verso il padiglione dei bagni. Prima e dopo il bagno, ognuno, con devozione, si prosterna a tre riprese fino al suolo davanti al bodhisattva Baddabara, che pervenne al Risveglio mentre faceva il bagno. Ognuno dispone del tempo di combustione della metà di un bastoncino d’incenso (un ventina di minuti circa) per lavarsi con cura le quattro membra, facendo ben attenzione a economizzare il più possibile l’acqua calda. Il padiglione dei bagni, in un tempio, è uno dei tre edifici in cui il silenzio è di rigore. L’accogliente temperatura del bagno è conciliante e voi vi lascereste facilmente andare a canticchiare qualche parola di Torazō ma, in questo luogo, non c’è modo di emettere il minimo sussurro, non parliamo poi di vociare. Con quale spirito si pratica la “visita al bagno”? Ebbene, si tratta, con gli stessi mezzi che utilizza un comune mortale per fare le sue abluzioni, di purificarsi e di lavarsi dalle impurità e dal viluppo delle nostre costruzioni intellettuali.

 

Satō Giei

(1920-1967)

 

Fonte:

Satō Giei, Journal d’un apprenti moine zen (Unsui nikki, 1966),

traduit du japonais par Roger Mennesson, Arles, Philippe Picquier, 2010, pp. 78-79.

Edizione giapponese pubblicata da The institute for Zen studies nel 1972.

❖Mia traduzione “di servizio” dall’edizione in lingua francese.

 

 

 

➽ Maggiori informazioni sul libro e il suo autore le trovate in questa pagina:

https://www.rossellamarangoni.it/una-lettura-per-lestate-unsui-nikki-il-diario-di-un-novizio-zen.html

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