Il monaco incaricato dell’accoglienza dei visitatori
“Il responsabile dell’accoglienza dal profondo inchino”, tale è il nome del monaco presso il quale Yōkan è condotto. L’uomo veglia sull’osservanza delle regole e sul corretto svolgimento della vita comunitaria, riceve i visitatori così come i monaci che praticano gli esercizi: in un parola, è l’amministratore dei monaci. E, per poter essere ammesso alla sua presenza, Yōkan ha dovuto attendere di avere dietro di lui le sue due giornate di relegamento nella corte e di essere alla fine della terza, ossia nel momento in cui il periodo di confinamento nella “camera di una notte” giunge alla fine.
Yōkan sta per inclinarsi non senza timore davanti al “monaco preposto alla conoscenza dei postulanti”. L’uomo che vede è tutt’altro che gracile: sulla quarantina, gli occhi spalancati, conserva a portata di mano il bastone dell’ammonizione. Yōkan lo sente dire:
“Ne ho rifiutate di persone, fino ad oggi, giovanotto, ma vedo in voi qualcuno di abbastanza determinato e guarda caso si è appena liberato un posto. È deciso: vi autorizzo da domani mattina a entrare nel padiglione della meditazione.
Il discorso ricorda molto da vicino a quello che si farebbe a un imbecille! Ma Yōkan non ricorda che una cosa: è arrivato sano e salvo alla fine di queste cinque giornate che non sarebbe esagerato definire di atroce mortificazione, che ha dimostrato una resistenza paziente e un notevole sacrificio di sé. Tutto lo autorizza a pensare che ha appena oltrepassato la formidabile barriera dell’ammissione al monastero.
Satō Giei
(1920-1967)
Fonte:
Satō Giei, Journal d’un apprenti moine zen (Unsui nikki, 1966),
traduit du japonais par Roger Mennesson, Arles, Philippe Picquier, 2010, pp. 24-25.
Edizione giapponese pubblicata da The institute for Zen studies nel 1972.
❖Mia traduzione “di servizio” dall’edizione in lingua francese.
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