Storia
di una yamamba che
al pensiero delle braccia e delle gambe
che non era richiesta a mangiare
versò tante lacrime da formare uno stagno.
Storia
della piccola chiave
lasciata dal direttore T
del museo
di belle arti.
Storia
di un vero tanuki
che vive
nella casa degli spettri
di un luna park.
Storia
di un braccio sinistro abbandonato
che in una notte di pioggia
striscia su terreno
e bussa a una porta.
Storia
dell’acino di uva selvatica
da me così distrattamente portato alla bocca
da pensare fosse
un tuo dito.
Storia
la cui conclusione
è affidata alle scimmie:
il globo terrestre nella mano destra
una mela in quella sinistra…
Storia
fastosa della strada malfamata
percorsa da due uomini
con gli occhiali
dalla montatura d’argento.
Storia
da raccontare
solo quando si è lontani
dall’indirizzo
riportato sulla patente.
Storia
delle settecento pagine
divorate nelle due ore
precedenti
all’inizio di una rissa.
Storia
di una vita persa sette volte
lungo il sentiero
percorso alla ricerca
delle parole perdute.
Storia
di un soldato
che disegnò un cuore in miniatura
sul petto
di un soldato in miniatura.
Storia
del deserto
in cui un bambino con un foro in gola
cammina
rantolando.
Storia
in cui sventola
un grande furoshiki
con motivi di pioggia,
arabeschi e strisce.
Storia
dei denti spaventosi
di un allenatore
disumano e affamato
che divora gli atleti.
Storia
di tanto tempo fa
in cui con un paio di bacchette da cucina
qualcuno afferrò di scatto
un oni rosso.
Storia
di sei persone,
cinque delle quali senza ombra,
radunate nella reception di un albergo
alle due del mattino.
Storia
di una ragazza
che quando di notte
si guarda allo specchio
si trasforma in una yamamba.
Storia
dell’infelice amore
narrato dal capotreno dopo aver annunciato:
“Per quanto il treno
Abbia un ritardo di cinque minuti…”.
Storia
in cui un uomo
tornando a casa verso il tramonto
deviò dalla strada principale
e attraversò un ponte.
Storia
dell’incontro
con una persona con cui una volta
avevo condiviso
un paio di scarpe a Ueno.
Storia
che comincia il giorno in cui
lanciai nell’armadietto delle scarpe
un’infantile lettera d’amore
e tornai a casa.
Storia
farcita di parola
di promesse
titillanti, pruriginose
e imbarazzanti.
Ishikawa Mina
(n. 1980)
Traduzione di Andrea Maurizi.
Da: Monogatarishū (Raccolta di storie, 2006),
in: Internazionale. Storie, n. 1134, anno 23 (2016), pp. 40-42.
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Una delle poetesse più interessanti del genere tanka, la Ishikawa ha pubblicato la sua raccolta di inediti e intriganti “monogatari in 31 sillabe” nel 2006, sotto la forma di un mazzo di carte, secondo l’antica tradizione collegata ai waka della raccolta Hyakunin isshu. In italiano la silloge, in 52 tanka, è stata tradotta da Andrea Maurizi e pubblicata su un numero speciale di Internazionale dedicato alla letteratura giapponese.