Mukashi mukashi. Letture per farci compagnia. Un amore a Ise.

Katsukawa Shunshō (1726-1793), stampa dalla serie Fūryū nishiki-e Ise Monogatari, 1766 circa.

C’era una volta un uomo. Quando si recò nella provincia di Ise come messo di caccia imperiale, la madre della Sacerdotessa del santuario di Ise fece recapitare alla figlia un messaggio con cui la esortava a trattarlo meglio di qualunque altro inviato di corte. La Sacerdotessa, proprio come la madre le aveva ingiunto, lo ricoprì quindi di tutte le possibili attenzioni. La mattina lo salutava quando lui si accingeva a uscire per andare a caccia e il tardo pomeriggio, quando rientrava dalla battuta di caccia, gli permetteva di raggiungerla nei suoi alloggi. In questo modo lo trattava, riservandogli ogni riguardo. La sera del secondo giorno, lui le fece sapere che desiderava a tutti i costi passare con lei la notte. La Sacerdotessa, dal canto suo, non era del tutto contraria, ma la presenza di numerose persone rese impossibile l’incontro. Lui, in qualità di capo del gruppo di funzionari addetti alla caccia, alloggiava nei pressi delle stanze private della Sacerdotessa. La donna quindi aspettò che tutte le persone a lei vicine si fossero addormentate, dopodiché, verso il primo quarto dell’ora del topo*, lo raggiunse. In quel momento l’uomo, che non riusciva a prendere sonno, era disteso e guardava fuori dalla stanza. La Sacerdotessa, preceduta da una bambina, gli apparve dinanzi illuminata dai deboli raggi della luna. Fuori di sé dalla gioia, la condusse nel proprio giaciglio, dove lei rimase fino a circa il terzo quarto dell’ora del bue**, quando se ne andò senza avergli esternato i propri sentimenti. L’uomo, rattristato oltre ogni dire, non riuscì a dormire per l’intera notte. Il mattino seguente ardeva dal desiderio di conoscere lo stato d’animo della donna, ma non poteva certo mandare un messo nei suoi alloggi! Subito dopo l’alba, mentre era in spasmodica attesa dell’arrivo di una sua lettera, arrivò soltanto questa poesia:

Siete voi venuto da me

o io da voi?

Non ricordo.

È stato un sogno o è accaduto davvero?

Stavo dormendo o ero desta?

(Kimi ga koshi /ware ya yukikemu /omoezu / yume ka utsutsu ka / nete ka samete ka).

L’uomo, in un mare di lacrime, le inviò i versi:

Smarrito anch’io vagavo

nelle tenebre

che mi oscuravano il cuore.

Se stavate sognando o eravate desta

questa sera lo capirete.

(Kakikurasu /kokoro no kami ni / madoiniki / yume utsutsu to wa / koyoi sadameyo).

Subito dopo uscì per unirsi alla battuta di caccia. Camminava tra i campi con la testa persa nei pensieri, cullandosi all’idea che quella sera l’avrebbe incontrata non appena tutti si fossero addormentati. Tuttavia non riuscì a vederla perché il Governatore della provincia di Ise, informato nel frattempo del suo arrivo, aveva organizzato per quella sera un banchetto che sarebbe durato l’intera notte. All’alba del mattino seguente lui sarebbe partito alla volta della provincia di Owari, cosicché in segreto versò lacrime di sangue ma non riuscì a incontrarla. Poco prima del sorgere del sole, la donna gli fece recapitare una coppetta di sake di commiato sul cui piattino aveva tracciato una poesia. Lui afferrò il piattino e lesse i versi:

Poiché il viandante

ha attraversato la baia

senza bagnarsi le vesti…

(Kachibito no / wataredo nurenu / e ni shi areba).

Il componimento era incompleto. Con del carbone di pino l’uomo tracciò quindi sul piattino della coppetta i versi conclusivi della poesia:

di certo una seconda volta

supererà la barriera degli incontri.

(Mata ōsaka no /seki wa koenamu).

Al sorgere del sole, l’uomo partì per la provincia di Owari. La Sacerdotessa di Ise visse negli anni del regno di Mizunoo. Era figlia dell’Imperatore Montoku e sorella minore del Principe Koretaka.

I racconti di Ise. Ise monogatari, (IX sec.), cap. 69, Marsilio, Venezia,  2018, pp. 99-101.

Traduzione  e curatela di Andrea Maurizi.

*Ossia fra le 23 e le 23 e trenta.

** Ossia fra le 2  e le 2 e 30 di notte.

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La scabrosa, e presunta, storia d’amore fra il poeta Ariwara no Narihira, prototipo del cortigiano amatore, e la Sacerdotessa di Ise (Ise no saigū), ossia la Principessa Yasuko (che ricoprì l’incarico dall’859 all’876), è uno degli episodi dell’Ise monogatari che più hanno attirato l’attenzione degli studiosi per l’ambiguità della vicenda in cui il comportamento spregiudicato, seduttore, addirittura, della Principessa, vera e propria vestale del santuario dedicato ad Amaterasu, la divinità principale del pantheon shintoista, è altamente compromettente sia per il ruolo che ricopre, che per la dignità della casa imperiale. Si tratta di un episodio storico realmente avvenuto o di un racconto di finzione? Che tipo di relazione hanno intrattenuto i due protagonisti? L’ambiguità della lingua antica e l’elusività che percorre l’intero brano lascia aperta ogni interpretazione. Resta intatto, comunque, per noi, tutto il piacere della lettura di un grande classico.

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